XY di Sandro Veronesi

XY di Sandro VeronesiL’inizio è di quelli folgoranti. Siamo a Borgo san Giuda, un villaggio di poche anime nell’innevato trentino. Un villaggio fuori dal tempo, isolato sia dai segnali televisivi che dai cellulari, abbandonato dal mondo moderno, dove la quotidianità e i rapporti umani sono talmente sedimentati negli anni, come uno strato di cenere che si sia posato su di loro soffocando i rancori, le passioni, preservando la loro sanità mentale.
Poi accade un fatto brutale, sconvolgente, ma soprattutto impossibile.
La slitta di Beppe Formento, l’unico contatto col mondo esterno, solitamente carica di viveri per lo spaccio e di quei pochi turisti, torna vuota trainata da un solo cavallo. Il prete Ermete, Sauro e suo figlio Zeno faranno la scoperta agghiacciante. Corpi o quel che ne rimane, accatastati e velati per loro fortuna da uno strato di neve che rende quella vista orribile tollerabile e salva loro dalla follia. E poi quell’albero rosso, quasi iridescente. È il rosso dei cadaveri ammassato cristallizzato e ghiacciato sopra la corteccia.
Il mondo esterno era arrivato a Borgo San Giuda.
è un romanzo fortemente simbolico, che usa lo spunto noir per allontanarsi da esso e per raccontare altro. La storia viene raccontata con due voci narranti, quella di Don Ermete e di Giovanna Gassion, una giovane psichiatra della ASL al quale il parroco si rivolge per cercare di aiutare e curare i suoi paesani dalla follia. Ed è , uomo e donna, fede e ragione; sono gli unici mezzi a disposizione dell’uomo per dipanare un mistero impossibile.
La prosa di Veronesi è buona, non eccessivamente ricercata, forse solo un po’ ridondante nelle parti di Don Ermete, mentre si presenta vivida e fresca in quella di Giovanna. Una scelta stilistica certo non casuale a servizio di una storia che non è un thriller né tanto meno un giallo. C’è l’episodio di sangue, c’è l’omicidio, c’è il mistero che grava sulla testa dei cittadini di Borgo San Giuda, ma Veronesi non pare interessato a svelarlo. Una scelta rischiosa, forse pretenziosa e non sempre a fuoco, che di certo non è stata apprezzata da tutti i lettori, convinti forse di avere tra le mani un libro di Lucarelli, complice anche una scelta di marketing ambigua.
È un libro che non risponde a nessun quesito, che si limita a suggerire, e proprio per questa sua atipicità va consigliato a un lettore consapevole, ma è anche un libro che non ci si dimentica dopo averlo chiuso.

Non è poca cosa

Martin Sileno (redattore)

Martin Sileno

collaudatore di illusioni, menefreghista e blogger

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1 Risposta

  1. symbel scrive:

    Mi intriga parecchio, sarà la mia prossima lettura appena avrò terminato “Il Predicatore” di Camilla Lackberg del quale per ora non mi sento di consigliare la lettura.

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