La colorita espressione che fa da titolo a questo articolo, è scaturita da un recente discorso pubblico di Umberto Bossi. Il leader del carroccio faceva riferimento agli immigrati che stanno invadendo Lampedusa, proponendo di rispedirli al mittente.
Ovvie le reazioni sdegnate dell’opposizione, ma tutto sommato Bossi ha ragione, lungi da non voler accogliere dei rifugiati politici, ma si sta esagerando per diversi motivi: innanzitutto la maggior parte dei nordafricani sbarcati , magari firmati dalla testa ai piedi, dalle carrette del mare sono tunisini non libici, che non stanno scappando da una guerra civile, ma sono i soliti immigrati clandestini che stanno approfittando della situazione, cercando di spacciarsi per libici: questi dovrebbero essere rispediti a casa non avendo lo status di rifugiati.
Altro motivo è che siamo gli unici a non rimbalzarli, la Comunità Europea pare non essere di tanto aiuto e le altre nazioni , Francia in primis, li rimandano indietro al confine italiano, dovremmo essere noi gli unici ad accoglierli, accollandoci le spese?
Tralaltro le strutture di Lampedusa sono ormai oltre la saturazione, le condizioni degli immigrati sono gioco forza oltre l’umanamente accettabile, oltre al fatto che si rischia di compromettere la stagione turistica lampedusana.
Poco serve ospitarli in altre regioni, e giustamente un po come fanno i vari membri della UE, a parole le varie amministrazioni locali esprimono solidarietà mentre cercano di scaricare il barile a qualcun’altro, la cosa va sistemata a monte.
Certo ci sono state delle proposte piu o meno fantasiose, dai 2500 dollari per il rimpatrio volontario (ma che rischia di essere un richiamo per altri immigrati), alla proposta shock di Lehner, che propone lo spauracchio della castrazione chimica per disincentivare gli arrivi.
Il punto è che probabilmente l’unica soluzione è quella proposta da Tremonti nella trasmissione di Lucia Annunziata: aiutarli a casa loro, in modo che non siano costretti o invogliati a scappare, tralaltro con la possibilità di tramutare il problema in una risorsa per l’europa, data da manodopera comunque a costi più bassi e relativamente dietro l’angolo.
Sicuramente non poteva non far parlare di se, il premier che è andato a far visita ai lampedusani, proponendoli per il nobel per la pace (probabilmente più giusto rispetto a quello dato al guerrafondaio Obama), studiando delle zone franche, ma sopratutto annunciando di aver comprato casa nell’isola.
Promesse da predellino o meno, almeno è stato uno dei pochi a riconoscere l’importanza delle azioni dei lampedusani ormai stranieri in casa propria…