Ci sono italiani

Ci sono italiani che non hanno mai votato a sinistra, che hanno votato il centrodestra anche turandosi il naso, che sono liberali, credono nel libero mercato e nell’impresa, che s’indignano per la pressione fiscale che soffoca sul nascere qualsiasi velleità imprenditoriale, che non aborriscono al sentir parlare di scuola privata e ritengono che lo Stato metta troppo lo zampino nella vita dei cittadini.
Ci sono italiani che rispettano la ma non la ritengono intoccabile, non la considerano come la Bibbia, che pensano che in molte sue parti non sia più sufficientemente adatta alla situazione attuale, che non pensano che gli immigrati debbano giurarci con la mano sopra visto che non l’hanno fatto nemmeno loro quando sono nati e non lo farebbero nemmeno adesso anche se costretti visto che non ne condividono larghe parti.
Ci sono italiani che pensano che l’Italia non debba essere una nazione fondata sul lavoro, che è un’attività, ma sull’individuo che è una persona.
Ci sono italiani che non odiano ma non per questo significa che lo amano, che non pensano che ci sia un regime illiberare ma non per questo tifano per la chiusura di trasmissioni televisive non allineate, che sono garantisti ma non ad ogni costo, che amerebbero si reintroducessero le parole patria, ordine, disciplina, famiglia… ma non sono fascisti, che ritengono che il ministero per le pari opportunità sia una fantastica emanazione della retorica della (finta) uguaglianza ma non sono né omofobi, né intolleranti.
Ci sono italiani che vorrebbero la pace ma hanno abbastanza i piedi per terra per capire che in certe occasioni la guerra è inevitabile, che non chiamano “eroi” i militari caduti con un’aurea mitologica ma nemmeno li considerano mercenari con il solito “pacifismo violento”. Italiani che si batteranno per le proprie idee ma senza distruggere quello che li circonda, che credono in uno stato laico ma non anticlericale, che vorrebbero che tutti potessero esprimere civilmente le proprie opinioni sui temi della bioetica compresi gli uomini di Chiesa.
Ci sono italiani che vorrebbero la libera concorrenza su tutto e credono che lo Stato debba limitarsi a controllare con saggio distacco, che vorrebbero avviare un’impresa senza doversi districare tra mille carte inutili e potersi collegare da casa o per strada in una città cablata e dotata di access point wireless, che vorrebbero si investisse sulla banda larga.
Ci sono italiani che rispettano l’operato dei sindacati ma ritengono che è giunto il momento di rinnovare il modo di rapportarsi tra lavoratori e aziende, che rispettano gli operai senza idolatrarli, che pensano si possa licenziare chi se lo merita non solo nel privato ma anche nel pubblico e che la scuola da ufficio di collocamento per insegnanti debba diventare centro di cultura dove si forma il senso civico.
Ci sono italiani ai quali piacerebbe poter vivere serenamente un tamponamento senza aver paura di essere truffati o umiliati a più riprese dall’assicurazione, dal carrozziere, dal pronto soccorso e persino dai vigili urbani. Italiani che vorrebbero citare il termine “famiglia” senza arrossire e che credono che si possano tutelare i diritti delle coppie di fatto eterosessuali e omosessuali anche solo introducendo norme di diritto privato senza per questo inventarsi forme di matrimonio.
Ci sono italiani che detestano la spocchia di alcuni intellettuali, la presunta superiorità culturale e morale di una parte su un’altra, l’appropriazione indebita della memoria di personaggi che sono morti nello svolgimento del proprio servizio alla nazione, che provano fastidio per le vedove che militano in quanto vedove di qualcuno, per i terroristi che hanno voce in capitolo perché erano compagni che sbagliavano e magari non hanno premuto loro fisicamente il grilletto.
Ci sono italiani che non amano le manette, le pruriginose digressioni nel privato degli individui, la pena di morte, la tortura, ma vorrebbero che l’ergastolo fosse veramente a vita, che i personaggi pubblici fossero credibili perché testimoni, che i terroristi non siano considerati tutti “resistenza al regime”, che chi ti giudica e chi ti accusa non siano compagni di banco, che chi fa politica non brami di punire chi giudica e chi giudica non congiuri per distruggere una classe politica senza distinzioni di responsabilità.
Ci sono italiani che vorrebbero che chi sbaglia paghi, compresi i magistrati e i giornalisti e che la ragione non sia direttamente proporzionale al volume della voce con la quale si espongono i propri ragionamenti, che uno faccia e dica quello che gli pare senza censure preventive, a patto che a seconda di quello che dice paghi e ci sia la certezza che ne risponda.
Ci sono italiani che non credono alla favoletta del “largo ai giovani in politica” ma preferirebbero il “largo ai capaci e agli onesti in politica”, che vorrebbero poter scegliere la persona da votare, che non sputano sul finanziamento pubblico ai partiti perché sanno che senza quello fanno politica solo i ricchi, che non hanno bisogno di mandare affanculo nessuno in piazza, a parole, perché vorrebbero poterlo fare scegliendo chi votare, che non odiano nessuno perché l’odio è a suo modo un sentimento alto, da riservare a chi veramente conta, che non si nascondono dietro la parola satira per diffamare e non sfruttano la rabbia e il disagio della gente per fare i soldi e non ritengono lobotomizzati coloro che votano diversamente da loro.
Ci sono questi italiani? Si, ci sono, e molti di questi oggi, se dovessero esserci con la certa ricandidatura di Silvio Berlusconi per il PDL, di Bersani o Vendola per la sinistra, di un centro nostalgico della peggior DC, un partito con rigurgiti secessionisti sopiti solo per portare a casa il federalismo e un che non si capisce bene dove voglia arrivare e che fa i capricci… probabilmente farebbero prima a ritrovarsi da qualche parte, in qualche modo, a formare un vero partito di , liberale non libertario o libertino, no-tax, mercatista, capitalista illuminato che non necessariamente vinca le elezioni al primo colpo ma riempia un voto.
L’astensione? E’ un’opzione possibile, legittima, prevista, ma una scelta più vicina alla pigrizia che all’assunzione di responsabilità.

symbel (redattore)

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3 Risposte

  1. Damiano scrive:

    E’ la tua descrizione? 😉

  2. symbel scrive:

    Credo che una buona metà di coloro che si definiscono “indecisi” e che secondo i sondaggisti si aggirano intorno al 40% degli elettori, tentati dall’astensionismo, la pensino pressapoco così.

  3. Vivalagnagna scrive:

    Curiosa interpretazione, io modestamente do la mia:
    la maggior parte degli Italiani, quelli che descrivi tu, purtroppo vivono in
    un regime di privazione intenzionale di informazioni e conoscenza tale che
    non sono assolutamente in grado di osservare i fenomeni socio-politici ed
    economici con i giusti criteri e con adeguata completezza.
    Ci sono Italiani che ad esempio non sanno cosa siano il liberalismo ed il
    liberismo, o ne hanno una concetto rivisitato ed inveritiero così che votano
    il centrodestra senza rendersi conto che quest’area politica è ed è stata il
    peggior ostacolo alla realizzazione di quei valori; non sanno che la
    Costituzione Italiana non è mai stata pienamente realizzata e non sentono
    l’esigenza di difenderne l’integrità e la sua insita possibilità di essere
    migliorata perchè non sanno o non hanno ancora capito che gli unici tentativi
    di modificarla sono sempre motivati dal desiderio di caste più o meno piccole
    di mantenere privilegi e poteri superiori a quelli di qualsiasi altro
    cittadino ed istituzione.
    Ci sono poi quegli Italiani che non sanno che nemmeno loro stessi hanno il
    dovere di giurare sulla costituzione, così come previsto dalla carta
    costituzionale che in questo, come su altri temi, si è mostrata più accorta e
    lungimirante di coloro che pur dovendo giurare su di essa hanno mentito e
    tradito l’impegno civile contratto;
    Ignorano che pur vivendo in un paese fondato sul lavoro, hanno la fortuna di
    avere una costituzione che vanta uno dei sistemi di tutela dei diritti
    dell’individuo tra i più avanzati nel costituzionalismo europeo.
    Questi Italiani non hanno ancora capito che vivono di fatto da quasi venti
    anni (ma forse è molto più tempo) in un regime che si pone l’obiettivo
    prioritario di mantere un potere sostanzialmente oligarchico che si regge
    sulla progressiva riduzione dei diritti di libertà collettivi ed individuali,
    e non riescono a capirlo perchè tale regime ha fatto di tutto per privare
    l’opinione pubblica dei mezzi e delle informazioni per capire e conoscere.
    Di conseguenza non hanno capito e non conoscono ad esempio cosa voglia dire
    veramente ‘fascismo’ e per questo non sanno riconoscerne i sintomi e le
    forme, ancorati come sono, quando va bene, a conoscenze scarse.
    Ci sono Italiani che non si rendono nemmeno conto che il valore della patria,
    l’ordine, la disciplina e la famiglia sono esattamente quegli ambiti che
    negli ultimi venti anni non solo non sono stati preservati, ma degradati ed
    alcune volte resi zimbelli della comunità internazionale proprio dal
    centrodestra; non hanno ancora capito che ci sono interessi così grandi per i
    quali gli sforzi per evitare la guerra non vengono nemmeno provati, e senza
    informazioni non si ha la consapevolezza che gli esagitati che rompono le
    vetrine e vandalizzano le strade non saranno mai un tema realmente pertinente
    quando si ragiona se è opportuno o meno usare la forza per invadere stati
    sovrani e fare i conti con ‘danni collaterali’ costituiti da centinaia di
    migliaia di innocenti morti ammazzati o gravemente menomati.
    Non voglio pensare certo che questi italiani, se se ne rendessero conto,
    approverebbero.
    Ci sono italiani che non hanno capito che chiedere alla chiesa cattolica di
    essere e rimanere solamente un’autorità religiosa degna di essere ascoltata
    come tutte le altre non è anticlericalismo, ma pretesa del rispetto di una
    ben precisa e lungimirante previsione costituzionale mai realizzata per
    altrettanto precisi interessi politici, che o si conoscono o non si
    conoscono.
    Ci sono imprenditori che ancora non hanno capito che il sistema funziona per
    garantire rapporti economici limitati a pochi soggetti che a volte si
    chiamano caste, a volte logge massoniche, altre volte ancora criminalità
    organizzata, e continuano a bersi la balla che votare il centrodestra da
    quasi 20 anni possa cambiare questo sistema che non fa che rendere peggiore
    la vita solo di chi non ne fa parte.
    Ci sono italiani che dietro la retorica dell’esigenza di cambiare il mercato
    del lavoro non si rendono conto che il risultato finale è una progressiva
    perdita di diritti costati anni e anni di battaglie civili e sindacali,
    asservita al profitto di pochi in cambio dello sfruttamento di molti.
    Ci sono italiani per bene, che pagano le tasse e sono gay, che pur
    rispettando la decisione della maggioranza come democrazia comanda,
    vorrebbero che le decisioni su come devono vivere e morire fossero prese
    nell’ambito del dibattito civile senza che i poteri religiosi interferiscano,
    talvolta con ricatti non troppo velati e pregiudizi discriminatori, forti di
    un potere economico e politico ben radicato nel tessuto istituzionale del
    paese.
    Ci sono italiani resi così ignoranti ed arroganti che pensano di poter
    parlare con cognizione di causa di cose che non conoscono, e scambiano la
    cultura e gli intellettuali come un antipatico fardello da ghettizzare e da
    valutare per la loro presenza scenica, invece della risorsa preziosa che
    rappresentano per tutti; non hanno ancora capito di vivere in un paese
    vecchio, dove i vecchi costituiscono una casta di potere tentacolare che si è
    sempre prefissa l’obiettivo di rendere le nuove generazioni senza un futuro
    ed una direzione. Sono vittime di un carnefice che sono incapaci di
    individuare, un sistema che non sanno riconoscere e capire, e vedono solo la
    realtà che altri vogliono fargli vedere.
    Questi Italiani, che sono la maggior parte, sono vittime, e per quel che ne
    sappiamo sono anche onesti e rispettabili, che meritano di poter aprire gli
    occhi e capire che le alternative politiche non si limitano a scelte di
    squadre, e che lo spontaneismo viene criminalizzato perchè al potere fa paura
    non riuscire a mantenere tutti in precise categorie, le quali per loro natura
    consentono di esercitare il controllo.

    E poi ci sono degli altri italiani, anch’essi numerosi, che sono complici,
    non vittime: questi italiani sono atei devoti, fedeli dell’ipocrisia, ottusi
    che non vogliono vedere e non vogliono capire anche avendone la possibilità.
    Sono quelli che preferiscono il tifo al sostegno critico, ma sono sempre
    preoccupati ed indignati da chi tifano gli altri, abituati come sono a
    giudicare il prossimo come giudicherebbero se stessi. Da oltre 20 anni
    passano il loro tempo a disquisire su come la politica non deve essere fatta
    e mentre le istituzioni, la politica e la società civile piombano
    inesorabilmente ai livelli di una repubblica delle banane rimangono
    attentissimi ai linguaggi ed all’educazione con cui si compiono questi
    crimini. Disdegnano a priori il nuovo ed il giovane e non accettano che la
    popolazione esasperata ogni tanto perda il senno mentre il loro futuro viene
    cancellato, dal momento che l’importante è parlare pacatamente, educatamente,
    nel rispetto fittizio e peloso degli altri, che in quanto diversi sono per
    definizione in errore.
    Ma la verità è che questi italiani sono ben contenti di vivere in questo
    regime, a volte perchè fa il loro interesse come nel caso dei ladri, degli
    evasori fiscali, degli imprenditori criminali, la mafia…altre volte invece
    si sentono semplicemente rappresentati dalla classe dirigente incompetente e
    cafona che li governa.
    Questi italiani dovrebbero avere almeno la dignità di essere onesti con se
    stessi invece di nascondersi dietro la retorica di valori e nobili intenti
    nei quali non credono minimamente, se non nella misura in cui riescono a
    cambiarne il senso e la natura.

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