Non si sa se per caso o per scelta (personale o altrui), o più probabilmente per un mix di tutto : il PD con mosse forse azzardate, di sicuro impopolari, sta creando la propria anima.
Iniziò Veltroni, tagliando col passato falciomartellato, e fu una debacle politica. Ha continuato il sodale temporaneo Di Pietro, tradendo ipotetici patti preelettorali andando per conto suo, spingendo i giornalisti ad usare per la prima volta il plurale “opposizioni”, novità letteraria quasi quanto “le sinistre”.
Ha continuato Grillo, presumibilmente spinto sempre da di Pietro, che sta diventando un martire della burocrazia partitica.
Sicuramente il PD sta andando avanti ad ampie falcate impopolari, che per ora non premiano dal punto di vista elettorale. Però, almeno negli intenti, si è liberata del retaggio comunista, della spinta giustizialista di Di Pietro così come del populismo strillato di Grillo. Tutto si può dire, ma non che non sia stato un taglio netto con un certo passato.
Ora il passo più importante: liberarsi dall’abbraccio mortale dell’antiberlusconismo per puntare ad essere un partito propositivo piuttosto che un partito “contro” Berlusconi.
Il rischio è che, visti i successi del populismo dipietrino, ci sia la spinta a puntare sul passato, al fine di recuperare qualche punto percentuale. Ma è un errore che il PD non deve fare, in quanto una mossa di questo tipo non toglierà un singolo voto attualmente appartenente all’elettorato di centrodestra. Sarà solo una lotta tra le “opposizioni”, lasciando presumibilmente inalterato l’attuale blocco elettorale del centrodestra.
L’unica mossa rimasta al PD, ma pure la più rischiosa ed affascinante, è puntare al bersaglio grosso: rubare voti al PDL e alla lega, cercando però di proporre qualcosa di diverso e senza cadere nell’antiberlusconismo pavloviano, nel populismo strillato e nel giustizialismo ruspante.
Una sfida certamente difficile, ma se il nuovo segretario del PD dovesse raccoglierla, pensando al lungo termine più che al breve, tutta l’Italia ne beneficerebbe.
Senza ombra di dubbio l’unica strada che il PD deve percorrere per non morire è proprio quella che dice Lapo. Iniziare ad essere un partito propositivo, fissando la sua identità, proponendo qualcosa di diverso.
Per far questo, però, occorre sganciarsi da certi schemi. Se ben mi ricordo un commento di Nito diceva che nella sede locale del PD del suo comune, le idee propositive dei giovani, le iniziative innovative costruttive venivano “murrungiate” dai senatori della sezione. Comportandosi così come si può andare avanti?
vinceremo noi giovani davide! 😉
p.s. ottimo articolo lapo