Nella giornata di oggi, le dichiarazioni su internet, censura e cybercrime paiono all’ordine del giorno.
Ha iniziato il ministro delle comunicazioni malese, che ha dichiarato che internet cosi come introdotto dagli occidentali (leggasi senza censure) nuoce alla cultura, e mette in pericolo i gruppi mussulmani.
Un avvertimento, contro l’uso degli strumenti del web 2.0 , “Non stiamo dicendo che Facebook o Twitter non possono essere utilizzati, ma che nel farlo ognuno deve mantenere i valori insegnati dall’Islam, dal Buddismo o dal Cristianesimo per mantenere viva la propria cultura”, ma che lascia presagire nuove censure al pari di quelle praticate in Iran e in Cina, paesi dove paradossalmente proprio l’hacking diventa strumento di lotta politica (come il recente defacing del popolare motore di ricerca cinese Baizu da parte di attivisti iraniani)
Ma anche Hillary Clinton, segretario di stato USA, parlerà di internet al Freedom Forum di Washington, dove presenterà nuove misure contro la censura online.
Parlerà di cyber attacchi e di una proposta su scala internazionale per prevenirli e punire i colpevoli, riferimento neanche tanto velato alla recente querelle tra Google e il governo cinese, dove il popolare motore di ricerca minaccia di lasciare la Cina, dopo gli attacchi mirati alla violazione delle caselle email di alcuni dissidenti politici.
Il dipartimento di stato USA inoltre promuoverà lo sviluppo di tecnologie che aggirino la censura in rete, oltre a stanziare degli aiuti ai cyber dissidenti cinesi e iraniani e ai servizi online che li aiutano.
A questo punto ci aspettiamo anche una dichiarazione di Chavez , che vieta internet e lancia qualcosa di simile ma venezuelano, un po come ha fatto recentemente con le Barbie.
Ad ogni modo sembra che stia per nascere una guerra fredda digitale, che fa presagire poco di buono…