“Plotoni d’esecuzione”, così Silvio Berlusconi ha definito le corti che hanno in carico il compito di giudicarlo in tribunale per i processi ancora pendenti. Al contrario del solito la sparata però non avviene di getto come ci ha abituato l’uomo del predellino ma, chi ha visto il filmato riportato nei TG nazionali se ne sarà accorto, dopo qualche titubanza, quasi avesse il proposito di non lasciarsi andare, quasi avesse fatto il voto di non rinfocolare polemiche in nome del “partito dell’amore” ma in realtà, ciò che conta, è che alla fine la sparata l’ha fatta.
E non giova nè a lui e nè tantomeno a noi che sia stata fatta precisando che il concetto è stato espresso dai suoi legali anche perchè salta subito alla mente l’immagine del mefistofelico avvocato Bela Lugosi Ghedini.
Nel giorni in cui il Senato approvava il cosiddetto “processo breve” che in realtà breve non è stando ai tempi stabiliti, Berlusconi si lamenta pure della legge varata dai suoi parlamentari di maggioranza tra l’altro una legge palesemente messa in piedi per salvargli il fondoschiena.
Un po’ paradossale come situazione.
La nuova legge stabilisce tempi certi per i procedimenti quindi sarebbe più corretto chiamarla “processo certo”.
Nella migliore delle ipotesi infatti per tutto l’iter giudiziario sarebbero previsti sette anni e mezzo (4+2+1/2) di durata fino alla Cassazione. Questo per i processi che prevedono una pena al di sotto dei 10 anni, i tempi si dilatano ulteriormente per i reati più gravi. Processo breve un cavolo quindi!
Ed è di questo che si lamenta il Premier, dei tempi ancora lunghi, solo che forse lui è l’ultimo a doversene lamentare.
Ogni sforzo legislativo atto a dare dei tempi certi ai processi è sempre e comunque un passo avanti verso la normalizzazione della scandalosa situazione in cui versano i tribunali italiani con le stanze colme di faldoni accatastati, ciò che di questa legge lascia un po’ perplessi è l’effetto retroattivo.
La retroattività ovviamente e forse giustamente da’ la stura a tutte le lamentele dell’opposizione che vede in questo atto una palese misura per sospendere o addirittura annullare i processi al premier.
Questa legge, ricordiamolo, deve essere ancora approvata dalla Camera anche se il passaggio dovrebbe avere un esito scontato e, cosa meno scontata, firmata dal Presidente della Repubblica. La certezza in questo caso non c’è visto che da più parti e secondo pareri autorevoli dei costituzionalisti la legge non sarebbe conforme alla Carta.
Il parere negativo di qualche tempo fa circa questo “processo breve” che ora è stato modificato nei tempi non cambia soprattutto perché non si parla ancora di riforma ma di una pezza su un lenzuolo ormai putrido. L’impressione è che la legge, quasi un atto dovuto da parte della maggioranza nei confronti del governo, verrà bocciata per incostituzionalità e si darà il via libera ad un nuovo Lodo Alfano riveduto e corretto in linea con i dettami della Corte Costituzionale. Staremo a vedere.
Processo non molto breve
symbel (redattore)