L’aveva promesso. Avrebbe consegnato il “papello” originale ai magistrati di Palermo entro pochi giorni dalla consegna della fotocopia del testo. E così è stato.
Questo pomeriggio Massimo Ciancimino figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, si è recato in procura per incontrare nuovamente i magistrati che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia che sarebbe avvenuta nei primi anni novanta e su cui pare le attenzioni dei magistrati (sia per deposizioni di pentiti e precedenti indagini e sentenze) si stiano indirizzando in particolare tra i collegamenti tra Cosa Nostra, Riina, Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Con la bocciatura del lodo Alfano avvenuta per conto dei giudici della Corte Costituzionale (già giudici militari dell’Armata Rossa) il nostro Presidente del Consiglio potrebbe finire sotto processo come lo è già finito il suo braccio destro Dell’Utri, il quale nel 2004 è stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma ecco che per evitare che il processo continui in quel di Palermo al seguito di Nino Di Matteo e Antonio Ingoia (entrambi nipoti di Stalin) mavvalà Ghedini ha pensato a un nuovo lodo, una disposizione che pone come sede di indagini e processi per le alte cariche dello stato la procura di Roma.
Ecco un tribunale non gestito da rappresentanti del KGB. Anzi, possiamo stare tranquilli (dato che le orde sovietiche invadono i nostri tribunali) che quella procura è tutt’altro che comunista. Addirittura si potrebbe definire una procura ultranazionalista dato che è solita scambiare l’indagine per il processo, e di conseguenza accusare prima della sentenza cittadini stranieri per i reati di cui sono accusati per poi darli in pasto al pubblico ludibrio, ai giornali e telegiornali di Rai e Mediaset (entrambe di Berlusconi).
Un esempio fra tutti è lo stupro della Caffarella dove Alexandru Isztoika Loyos e “il pugile” Karlo Racz furono gettati nella fornace pubblica per poi risultare innocenti. Di certi magistrati ci si può fidare. Se poi non processeranno Berlusconi al Massimo sarà grazie a Ghedini.
Vado al Massimo con Ghedini
Stefano Poma (collaboratore)