In questo periodo di esami si fa un gran parlare del “test invalsi” che, per i non addetti ai lavori o i non genitori o i non tredicenni, altro non è se non la prova scritta del più conosciuto “esame di terza media”.
Il test INVALSI chiamato anche Prova Nazionale è il sistema di valutazione al quale vengono sottoposti i ragazzi e le ragazze prima del passaggio alla scuola media superiore o meglio “scuola secondaria di primo grado” così come è stata ribattezzata dal sindaco uscente di Milano Letizia Moratti ai tempi in cui era ministro dell’Istruzione.
INVALSI, come è intuibile, è un acronimo che sta per Istituto Nazionale per la VAlutazione del Sistema dell’Istruzione ed è suddiviso in due parti: la prova di Matematica e quella di Italiano.
Come in tutte le riforme piccole o grandi che ha affrontato il nostro Paese (pochissime quelle andate a buon fine) anche l’introduzione del Test Invalsi si è portata dietro un codazzo di critiche.
La critica più grossa e fondata riguarda il fatto che la somministrazione di questi test in alcune zone geografiche più che in altre è viziata da alcune irregolarità, non ultima quella di docenti compiacenti che facilitano lo svolgimento ai propri allievi, vanificando di fatto il motivo principale dell’introduzione di questo tipo di prove ovvero la comparabilità dei risultati tra zone geografiche diverse del Paese.
Un dato rilevato dall’introduzione dei Test Invalsi (2009) è stato un progressivo abbassamento dei voti e uno spostamento dei risultati migliori da coloro che sono più studiosi a coloro che “se la cavano meglio”.
La forma particolare dei test, da alcuni definito un vero e proprio “quizzone”, ha quindi esaltato più il nozionismo che la reale conoscenza organica degli argomenti e per quanto riguarda la matematica ha premiato più la velocità che il ragionamento approfondito.
Anche tra i professori ci sono state grosse perplessità riguardo l’impossibilità di assegnare i mezzi voti, decisione comunicata con una circolare tardiva quando in alcune scuole erano già stati assegnati.
Fin qui le critiche, registrate soprattutto nel primo anno di adozione del nuovo metodo, ma c’è anche da dire che il test INVALSI, nato come strumento oggettivo per ottenere una valutazione omogenea tra le scuole di tutta Italia probabilmente soffre della solita poca attitudine nel nostro Paese non solo ai cambiamenti ma più in generale a qualsiasi briglia che incanali verso un percorso meritocratico.
Per tanti studenti che in questo periodo si sono sottoposti ai test INVALSI rimane sempre e comunque la possibilità di far valere le proprie qualità confermando o smentendo i risultati della prova scritta con una brillante prova orale che, per noi italiani affabulatori, è sempre il terreno di sfida più congeniale.
I test INVALSI
symbel (redattore)