Al popolino non far sapere quanto è marcio il calcio col portiere

Al popolino non far sapere quanto è marcio il calcio col portiere Il portiere è , in forza fino a a gennaio alla , in forza al fino al termine della stagione e ora in forza agli arresti domiciliari.
Il bubbone è scoppiato qualche settimana fa e ha riempito le cronache dei giornali, un po’ snobbato dalla rete impegnata nelle sue campagne referendarie è stato invece un piccolo tormentone di inizio estate sui tg.
All’inizio una grandinata di nomi più o meno famosi, in primo piano un insospettabile che dalle inchieste risulta il grande burattinaio dell’immensa legata al .
Signori, un accenno a Bettarini, di passaggio un riferimento a De Rossi, persino a Totti ma il protagonista assoluto rimane il nostro Paoloni.
Il fattaccio risale al periodo della Cremonese quando, secondo le accuse, nella partita Cremonese – Paganese somministra ad alcuni compagni il Lormetazepam, un farmaco ansiolitico usato comunemente per indurre sonnolenza. Lo scopo è quello di far perdere la partita alla sua squadra per ovvie convenienze legate alle scommesse sportive. Nemmeno il copione di una vecchia commedia anni 70 poteva arrivare a vette così alte di scempiaggine eppure, con tutte le riserve del caso visto che le indagini sono in corso, parrebbe tutto vero.
Beffa delle beffe poi il risultato finale dove, nonostante il “doping al contrario” nei confronti dei colleghi, la partita si conclude comunque con una netta vittoria per due gol a zero della sua squadra.
Di tutta la vicenda non mi interessa tanto analizzare l’aspetto legato alla giustizia sportiva con tutti i particolari per il quale in redazione ci sono esperti molto più qualificati, quanto la presa che ha sul popolo dei tifosi e degli addetti ai lavori l’ennesima vicenda truffaldina su erba verde.
Al primo accenno di irregolarità si creano infatti tanto nel mondo del giornalismo, quanto in quello dei lettori di giornali sportivi, due fronti contrapposti. Il primo è quello di chi vede confermate tutte le sue tesi circa il marciume che circonda il mondo sportivo che ha come padre nobile il giornalista Oliviero Beha che, puntualmente dichiara che lui l’aveva già detto anni prima, esercizio facile se in tutta la tua carriera denunci tutto il denunciabile perché prima o poi sparando a 360 gradi capiterà pure che qualcosa colpisci.
Il secondo fronte è di quelli che minimizzano, che difendono l’indifendibile, che considerano queste storiacce per gran parte inventate da giudici troppo solerti aizzati da avversari storici e invidie.
Già con il primo che vide coinvolto Moggi e in generale tutto lo staff della squadra torinese si poteva assistere ad un fenomeno incredibile. Orde di tifosi che nell’apice del loro interesse culturale fino ad allora avevano letto al massimo gli ingredienti della maionese si immergevano nella lettura di tomi enciclopedici che riportavano tutte le intercettazioni tra i personaggi inquisiti e gli arbitri o altri organi federali. Si diffondeva quello che da Di Pietro in poi è diventato il vero sport degli italiani, ovvero il processo fai da te su documenti gentilmente procurati dai quotidiani in pieno stile “mattinale” delle procure.
I termini si amplificano, si passa con disinvoltura da “caso” a “terremoto”, da “commedia” a “apocalisse”, da “burattinaio” a “motore occulto” e poi la moda di terminare tutto in “opoli”.
Interviene persino Michel dal trinariciuto consesso della , popolato dai dinosauri del Calcio che dal loro olimpo lanciano fulmini e saette contro chi osa inquinare la sorgente della loro fama e, volendo, anche del fair play. “La pena di morte calcistica”, la radiazione a vita dal mondo del calcio non se si è coinvolti ma se si sa e non si fa la spia.
E il popolo del calcio si indigna, compra i quotidiani sportivi che hanno impennate di vendite, grati al fatto che possono affiancare qualche paginetta con argomenti diversi a quelle piene zeppe di balle sul calciomercato d’estate.
Il Parlamento è pieno di ladri, Napoli è piena di rifiuti, i ciclisti sono tutti dopati, i cantanti sono tutti drogati, le donne sono tutte escort, i calciatori sono tutti truffatori. In un mondo di incertezze tutti noi, che bene o male a diversi livelli siamo ormai un popolo di destabilizzati, destinati tutti al precariato non solo del lavoro ma persino mentale, condannati a scaricare cassette nel mercato ortofrutticolo della nostra esistenza abbiamo bisogno di certezze, anche se poche, e quella che ha sempre funzionato e che funzionerà sempre è lì a portata di mano: “è tutto un magna magna”.

symbel (redattore)

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1 Risposta

  1. Damiano scrive:

    Credere che Calciopoli sia riconducibile esclusivamente a Moggi oramai lo pensano solo gli interisti e coloro ai quali fa comodo non conoscere la verità di quello che accadeva nei rapporti tra le società e gli arbitri o i designatori.
    Non starò qui a smontare questa tesi perchè le novità emerse nell’ultimo anno e il salvataggio vergognoso (sia all’epoca che adesso) di alcune società coinvolte non ha bisogno di spiegazioni o commenti.

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