Al cinema impazza Zalone, questo ragazzotto pugliese al secolo il dottor Luca Medici. Costui ha imbastito un film dei suoi, pane e mortadella, buoni sentimenti, pregiudizi razziali e culturali, italico malcostume, e ignoranza sparsa.
Ora, non v’è dubbio che il cinismo del dottor Medici paghi in termini di botteghino, e che strappi una risata anche a noi cattedratici.
Ma al Lingotto s’è consumata l’ennesima battaglia della sinistra contro i mulini a vento , che ha individuato in un pugliese ignorante e con problemi tricologici l’ennesimo sottoprodotto dell’Italia berlusconiana, contrapposto con la prosa melensa de “La vita è bella”, che a sua volta fu bacchettato per il tono canzonatorio e leggero con cui affrontava la tragedia dell’Olocausto. Cosa che a sinistra tendono a rimuovere col bianchetto.
Giacomo Portas, imprenditore e leader della lista dei «moderati», alleato del sindaco torinese Sergio Chiamparino, ha la bella idea di iniziare il suo discorso al Lingotto per la convention del PD dicendo pressappoco che l’Italia è in malora perché è passata da Benigni a Zalone. Cosa direbbe Renzi di tal polverosa polemica? E’ possibile che la sinistra s’avviti come il colombre Buzzatiano inseguendo il proprio destino e la propria presunta superiorità morale?
Non è un caso che il portavoce della semiotica stantia ovvero l’Umbertone Eco nel suo “Il nome della rosa” indichi come maledetto e proibito un libro intriso di ilarità.
Possibile che ridere delle facezie della vita, magari accompagnate col cattivo gusto e con la battuta dall’umorismo greve, sia visto come non impegnato e quindi fascista?
Rispondendo a tutte queste domande retoriche, noi ci sentiamo di dire che al Sessantotto manca sempre quel +1 che possa rendercelo gradito.
Il fenomeno Zalone
Fritzvaldt & Giannantoni (collaboratore)