Oggi è la giornata delle elezioni di midterm americane, un appuntamento elettorale che nel nostro, come in molti altri paesi, non è previsto ma che merita di essere spiegato. A metà mandato presidenziale negli Stati Uniti gli americani vengono chiamati a rinnovare la loro fiducia al Congresso, l’equivalente del nostro Parlamento. I cittadini rinnoveranno i 435 membri della camera dei Rappresentanti e un terzo di quelli del Senato. In aggiunta a questo si vota anche per l’elezione di 37 governatori in altrettanti stati della federazione.
Allo stato attuale i democratici del presidente Obama sono in maggioranza ma tutti i sondaggi dicono che ci sarà una larghissima e inequivocabile vittoria dei repubblicani sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti con ovvi problemi per il proseguo dell’avventura presidenziale di Barack Obama.
A cosa è dovuto questo calo della fiducia nei confronti del presidente eletto trionfalmente nel 2009?
Secondo gli analisti i motivi sono in parte dovuti alla disapprovazione su scelte concrete e in parte ad un clima che sembra aver colpito nel proprio orgoglio la popolazione.
Da quando Obama si è insediato alla Casa Bianca il colpo più grosso è stato aver avviato una riforma sanitaria rivoluzionaria per le consuetudini degli USA, una scelta coraggiosa e storica quanto impopolare che nel paese dove i sostenitori dell’abbattimento della tassazione riescono a radunare in uno schioccare di dita milioni di persone in piazza, si paga cara, molto cara.
La proposta politica di Obama che è forse troppo presto per poter essere giudicata ha però un effetto immediato in quella larga fetta della popolazione che l’ha votato per il cambiamento pur non essendo convinta al 100% della bontà delle sue idee politiche. Un presidente che propone una forma di normalizzazione degli Stati Uniti non più a ruolo egemone nello scacchiere mondiale ma molto più miti consigli pare che alla maggior parte proprio non vada giù.
Il fenomeno inarrestabile del Tea Party, folkloristico, eccessivo e populista ai livelli massimi ottiene però il suo effetto trascinante nell’opinione pubblica e la suggestione di un presidente afroamericano capace con i suoi comizi di affabulare le masse e risvegliare più che l’orgoglio americano la speranza di uscire dalla crisi non fa più presa o ne fa molto meno.
Alla fine dei giochi ci si deve chiedere quali conseguenze avrà per l’economia mondiale e in modo più utilitaristico a quella europea il risultato di queste elezioni di midterm.
Secondo gli analisti un risultato favorevole ai repubblicani, che è anche quello allo stato attuale più probabile anche secondo i sondaggisti vicini ai democratici, dovrebbe avere un impatto positivo sul dollaro. E’ spiegato dunque il motivo per il quale il mercato segua con fibrillazione lo svolgimento di queste elezioni. Infatti, un Congresso diviso e con una maggioranza modificata potrebbe costringere l’amministrazione Obama a portare maggiore rigore nella gestione del bilancio pubblico e un’imposizione fiscale più conciliante fino al 2012, data delle prossime elezioni presidenziali.
Un’altra conseguenza della vittoria dei repubblicani, dovrebbe beneficiare in borsa i titoli dei settori della difesa, dei petroliferi e i finanziari. Tutto l’opposto dell’orientamento dell’attuale presidente Obama che invece, come è noto, è molto più orientato allo sviluppo delle energie rinnovabili, al settore industriale, farmaceutico e legato alla sanità.
Non si tratta quindi di tifare o meno per quella o quell’altra fazione come si è tristemente abituati soprattutto in Italia, ma di seguire con attenzione l’evoluzione del panorama politico americano consci del fatto che sempre più quello che accade dall’altra parte del mondo ha ripercussioni tangibili nella vita di tutti i giorni anche nel nostro Paese.
Obama e le elezioni di midterm
symbel (redattore)