Il Giornale, con qualche ritardo rispetto alla concorrenza, apre la propria pagina su Facebook. Non ci sarebbe nulla di strano, se non forse per l’utenza che, ad un primo sguardo, sembra aver calamitato il sito. La stragrande maggioranza dei commenti non sono propriamente di incoraggiamento, quanto insulti nemmeno troppo velati. Si va da un “Ammorbidite la carta, altrimenti ci si gratta quando ci si pulisce” ad un “Caro Vittorio,tornatene nel canile dal quale sei venuto!tu e il tuo amico Fede! BAU BAU!“, passando per amenità varie del tipo “Pagliacci al servizio di un Clown“.
La verità potrebbe essere forse in questa frase, depurata di qualche risata : “AHAha Non c’è neanche un commento positivo ahaha FATE SCHIFO!”.
In effetti, risulta difficile trovare qualche commento positivo, seppellito da una marea di commenti, eufemisticamente parlando, decisamente negativi. Potrebbe essere dovuto alla cattiva qualità della pagina, o più probabilmente un certo tipo di elettorato trova normale andare ad insultare ciò che va contro il proprio pensiero.
Non risulta peraltro che la pagina facebookiana de La Repubblica venga invasa da elettori del centrodestra assetati di sangue, a meno che qualche solerte amministratore non provveda a cancellare i messaggi negativi, fatto decisamente poco plausibile.
Se mai ce ne fosse bisogno, Facebook conferma di essere un contenitore che rispecchia in modo perfetto la realtà attuale italiana. La politica non come confronto di idee ma come tifo ottuso. Gli elettori come ultras pronti a passare sul cadavere del proprio nemico piuttosto che una tenzone tra atleti ispirati da moti decoubertiniani, pronti a stringersi la mano e rispettarsi l’un l’altro. Questa è L’Italia odierna, e duole dire che un certo tipo di mancato rispetto per il “nemico” aleggia più a sinistra che non a destra.
IL Giornale facebookiano è l’ennesimo tassello del puzzle, la regola che straconferma la regola: in Italia ormai è impossibile discutere di politica in modo pacato. La superiorità morale che una certa parte dell’elettorato di sinistra è convinta di possedere preclude ad un elettore di destra con un minimo di cervello di iniziare una discussione sensata. Spesso scambiato per pusillanimità, il sottrarsi allo scontro è invece sintomo di intelligenza e rassegnazione: meglio non perdere tempo in discussioni che non portano da nessuna parte. E’ questo che succede negli uffici, per strada, al bar, su Facebook: ad un primo sguardo sembra che in giro ci siano solo elettori del PD o sostenitori di Di Pietro, mentre una maggioranza silente evita di esporsi, rassegnata al disprezzo e alle occhiate torve di chi vede tutto deformato da lenti rosse o viola.