Obama e il pugile nero

Che i ruoli tra sinistra e destra si invertano non succede solo in Italia.  Negli Stati Uniti, è l’ex sfidante di alla presidenza, John a perorare la causa di un ex pugile afro americano, costretto in rovina da una corte razzista, ed è proprio l’abbronzato a non riabilitarlo.

Infatti Mc Cain con una mozione sta cercando una riabilitazione postuma di , primo pugile nero a vincere il titolo mondiale dei pesi massimi e perseguito per motivi razziali.

Infatti fu incastrato per il suo “vizio” di intrattenersi con prostitute bianche (un’inezia, a confronto di un Marrazzo di questi giorni si dirà), e incriminato , anche se in realta la sentenza era una punizione per aver battuto e umiliato il campione bianco James Jef­fries, la cosiddetta «Grande speranza bianca», che sperava nell’incontro con il pugile di colore di dimostrare la superiorita dei bianchi nei contronto dei neri.

Il pugile di colore, infatti per evitare l’arresto si rifugio in Gran Bretagna prima e a Cuba dopo, per poi ritornare in USA e scontare un anno di carcere, al termine del quale non riusci piu a vincere sul ring, e mori qualche anno piu tardi per incidente stradale.

Mc Cain chiede infatti di cancellare la sentenza, tramite il perdono presidenziale, in passato usato spesso da Bill Clin­ton e George W. Bush, ma dall’ufficio di Obama non arrivano risposte non si capisce se perche Obama non voglia usare il perdono presidenziale, o se per evitare di trattare qualsiasi tematica razziale nel suo mandato.

Certo è che agli occhi di un non americano la cosa sembra strana, il primo presidente nero, che non solo non si batte per difendere l’onore di un grande pugile  nero del passato, lasciando l’iniziativa al suo avversario politico,  ma neanche  facendo cio che è in suo potere per riabilitarlo.

Alla fine non sono solo Fini e Tremonti a fare da destra politica di sinistra…

Brian Boitano (redattore)

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