Gianni de Michelis e le serate danzanti
L’Italia storicamente era sempre stata più o meno scevra da scandali piccanti. Non che non ci fossero, ma probabilmente nessuno aveva interesse a tirarli fuori per demolire l’avversario. Un quieto vivere, da una parte forse omertoso, ma dall’altro sicuramente rispettoso della vita privata altrui, fintanto che non andasse ovviamente a mischiarsi con l’attività politico-economica della persona coinvolta.
Andare a cercare scheletri seppelliti negli armadi è uno sport tipico della politica americana, forse retaggio del puritanesimo che è stato alla base della nascita delle prime colonie americane, come è noto fondate da puritani perseguitati dalla chiesa Anglicana. E’ passata parecchia acqua sotto i ponti da allora, ma a conti fatti il marchio indelebile della lettera scarlatta di Hawthorne è stato sostituito da una gogna televisiva che altro scopo non ha che additare un peccatore inaffidabile alla comunità (che peraltro ha sicuramente gli stessi vizi e vizietti di colui che viene pubblicamente denigrato).
Dicevamo, l’Italia. In passato al massimo ci si faceva una grassa risata nel vedere un Gianni De Michelis frequentatore assiduo di discoteche e locali notturni, oppure nel parlare delle numerose amanti di Bettino Craxi, oppure degli incontri intimi mussoliniani a Palazzo Venezia in cui si dice che il Duce non si togliesse gli stivali.
Negli ultimi tempi però, ahimè, il vento è cambiato. Da Sircana e il finestrino malandrino, passando per Berlusconi, transitando per Boffo fino ad arrivare a via Gradoli, un tempo conosciuta per il sequestro Moro, sedute spiritiche e lo spirito di Don Sturzo, e ora tornata tristemente alla ribalta per gli incontri (poco) segreti di Marrazzo. Sembra che il patto di non-belligeranza tra le parti sia stato violato, e presumo che andrà sempre peggio. I dossier conservati per anni inizieranno a venir fuori, si parlerà sempre meno di politica vera, cercando di screditare la dignità dell’avversario piuttosto che parlare di programmi e proposte politiche.
I giornali continueranno a blaterare della libertà di stampa e del diritto di informare la gente. Pubblico e privato, buon gusto e squallore, morbosità e curiosità, spazzatura e notizia. Un tempo distinguere era forse più facile, ma pare che ora non si faccia più tanto caso a dettagli futili come questi. L’eterna domanda è sapere se sono la stampa o la politica ad essersi adeguati al nostro livello, o siamo noi (lettori, elettori, cittadini) ad esserci abbassati al loro.