Le ragioni di un gemellaggio

heysel

In occasione della partita tra e c’è stato un tra i tifosi fiorentini e tifosi inglesi, con questi ultimi che hanno accettato di buon grado la richiesta. Una grande storia di sport, che vede la parte avversa non come un nemico da disprezzare quindi? Così sembrerebbe stando ai mezzi di informazione principali, che raccontano la vicenda dipingendola come una bella fiaba o meglio ancora come esempio da seguire. Eppure la natura di questo rimane misteriosa.

Come si sa i gemellaggi tra tifoserie si creano dopo alcune partite, e soprattutto dopo aver creato prima una sorta di “stima reciproca” tra , poi di un’amicizia e successivamente tutto ciò si tramuta in gemellaggio. In questo caso, mancando dei precedenti tra le due squadre e tra le due tifoserie, la cosa non è chiara.

Ciò che uniscono le tifoserie possono essere politiche (come per livorno Ternana o Lazio Verona) per interessi (Lazio Inter) , oppure storiche (Milan Brescia, Sampdoria Parma)

Che legame può essere maturato tra la curva e la ?

E soprattutto: Da quando un gemellaggio nasce tramite enti esterni,al di fuori del tifo organizzato?

Nessuna domanda quindi sulle ragioni del gemellaggio, indicate per sommi capi, elogiando la storia calcistica del Liverpool e del inglese in generale. Ma nonostante la Fiorentina abbia affrontato squadre dal grande blasone europeo come Arsenal, Manchester United e Barcellona, solo il Liverpool è riuscito a scaldare il cuore dei tifosi gigliati.

A rompere questo velo di ipocrisia ci ha pensato , conduttore di una radio romana e presente in varie trasmissioni sportive locali. De Bonis fa presente, con toni molto accesi a dire il vero, quello che tutti pensano e non dicono: ovvero che l’unica ragione che ha spinto i fiorentini al gemellaggio è la mattanza dell’, che vide la morte di 39 italiani da parte dei famigerati hooligans. Le reazioni da parte del tifo viola non si fanno attendere, così come le risposte piccate dei giornalisti fiorentini, e per quieto vivere De Bonis interverrà successivamente in una trasmissione fiorentina per scusarsi dei toni usati.

Tuttavia, nonostante i toni fossero particolarmente accesi e tendenti a colpevolizzare una città intera, l’intervento del giornalista ha avuto l’enorme merito di mettere alla berlina l’ipocrisia dei tifosi fiorentini più beceri, che non provano e non hanno mai provato nessuna vergogna nell’intonare cori come “brucia gaetano brucia” oppure di cantare sulle note di Baglioni “w w w l’Inghilterra, 39 gobbi sotto terra”

Ormai la cosa è successa, e di riaprire faide antiche fondate su presunte diversità antropologiche non se ne sente affatto il bisogno. Non sarebbe nemmeno giusto negare che ci sia stata negli ultimi anni una maturazione del tifo viola.

Ma il movente del gemellaggio è quello, inutile nascondersi dietro un dito.

Riporto con piacere la bella lettera di , che a tal proposito coglie l’occasione di aprire un dialogo fruttuoso col mondo viola.

LETTERA APERTA

Alla Curva Fiesole di Firenze

Messaggio dai 39 Angeli di Bruxelles

Da questo spicchio di cielo, dove non tramonta mai il sole, abbiamo osservato bandiere viola e rosse ondeggiare all’unisono nella notte. Noi non abbiamo più preferenze in questo prato fiorito. Tutti i colori dei fiori s’intonano al disegno di esserne degni.

Abbiamo riconosciuto laggiù il colore dei panni che ammantarono le nostre camere ardenti ed il rosso dell’onda di barbari che ci travolse. Un matrimonio nato da una menzogna per noi che da qui leggiamo oltre le parole, ma non temete, fratelli di Firenze, non ci farà più male di chi ci pianse.

Fu presto la luce e prendemmo distacco alato dal mondo, da quei ferri arrugginiti impigliati nelle nostri carni e da quei calcinacci che soffocarono le nostre gole. Fratelli ci calpestarono impauriti come una mandria di bisonti. Sciacalli ci derubarono, ci urinarono addosso e presero a lanciare in aria i nostri documenti che già eravamo dall’altra parte e non li sentivamo. Anzi, come Cristi innocenti, fummo pronti da subito a perdonarli. Qualcuno dei nostri e dei Belgi ci prese sul petto anche a pugni, illusi di riprenderci che già eravamo in viaggio.

Poi vedemmo oramai da lontano quei nostri poveri corpi, gonfi, tumefatti, trasportati come sacchi di patate, adagiati come i tonni dopo la mattanza, sull’asfalto caldo e poi gelido dell’antistadio. Li coprirono con le nostre bandiere, bianche e nere, nostro amore e nostro orgoglio. All’ospedale militare di Bruxelles li fecero a pezzi per scrivere su un foglio bollato di cosa quella sera erano periti. Non li ricucirono neanche e li rispedirono all’indirizzo di casa avvolti in teli neri ed in tranci, come fosse pesce andato a male.

Era successo proprio a noi, poteva succedere ad altri, potrebbe succedere a chiunque di voi se non placherete il vostro livore per la differenza. Noi ad esempio accogliemmo tutti festanti i fratelli di Hillsbrough mentre allo stadio vi eccitavate al memoriale del nostro sangue. Voi cosa ne sapete quanto è fitto il dolore di una madre che ha perso un bambino di 11 anni. Voi non capite cosa significhi perdere una figlia di vent’anni. Sforzatevi per un istante solo ad immaginare la crescita di un figlio senza di suo padre. Quello che gli ha rimboccato le coperte, il 28 di maggio prima di salire sul pulmann e l’ha tatuato del suo amore in eterno in quell’ultimo bacio.

Cantavate del nostro tonfo e contavate fino a 39 volte l’odio, soltanto tre giorni dopo.

Lo fanno ancora molti tra voi. Glorificaste anche le fiamme che avvolsero il povero Gaetano. Non ci fa più male da qui, pugnala, invece, chi ci ama ancora, chi non ci ha dimenticati.

Serpeggia l’ipocrisia che si nasconde nei vostri proclami mentre voi ci uccidete in un rosario di bestemmie tutte le domeniche. Canzoncine da taverna inneggiano al luogo del nostro martirio, disonorando l’intelligenza umana e le nostre famiglie. Satana vi suggerisce le parole. Acclamate senza vergogna quel popolo britannico perché dette i natali ai nostri sicari. Ne comprate sciarpe e bandiere per rinnovare il dolore a chi ancora ci piange nel vostro rituale di sangue. Vi assicuriamo, non ci potete fare del male, noi siamo oltre le vostre invettive. Vi osserviamo con grande pena. Saremmo lieti di un gesto, di un cenno, di un segno di rispetto per le nostre anime. Noi vi amiamo anche quando ci dileggiate, noi intercediamo affinché il vostro passo sia lieve sullo sterco del mondo che spargete.

Voi potere trasformare un canto di odio in un canto di amore.

I vostri fumogeni viola non siano l’incenso di una messa al contrario di croci capovolte nel fango. Rispetto al dolore, vi schierate con i carnefici ? Viola colore di morte o di un fiore in suffragio ? Basterebbero soltanto le parole di una preghiera a restituivi l’onore.

Firenze, che hai insegnato la lingua ai miei padri, smetti di giocare alla morte con le parole perché la morte non è mai doma e fa la ruota come un pavone… Firenze, gemma d’Italia, domenica ci aspettiamo parole nuove e d’occasione dal tuo altare.

Martin Sileno (redattore)

Martin Sileno

collaudatore di illusioni, menefreghista e blogger

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2 Risposte

  1. Lapo Pelosini scrive:

    beh al peggio non c’è mai limite, ormai non mi stupisco più di nulla per quanto riguarda gli ultras e i Veri Tifosi.

  2. giodex scrive:

    diciamocelo …. IL CALCIO CI HA ROTTO I COGLIONI.

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