Tutti sbarcano a Venezia, ci mancano solo gli alieni anzi, ci sono anche quelli.
In pochi giorni di Festival del Cinema il tappeto rosso della Serenissima è stato calpestato da tanti personaggi illustri ed è inevitabile fare alcune considerazioni dettate semplicemente dall’osservazione e da alcuni particolari che stridono come una forchetta strisciata sul piatto vuoto.
Al culmine del dibattito sulla libertà di stampa arriva in gondola Chavez, il premier Venezuelano, quello che con la libertà di stampa ci si netta le terga, il Maradona (giocatore) delle leggi “Ad Personam”, l’Usain Bolt del comunismo e il Messi del populismo viene accolto come fosse un eroe, con un entusiasmo senza precedenti. Questo a sinistra non meraviglia, gli stessi ai quali non va bene l’accoglienza a Gheddafi hanno sempre sbavato dietro gente come Castro e Chavez, perché solleticano il sogno della rivoluzione (armata, alla faccia del pacifismo). Dimenticavo, che ci fa Chavez a Venezia? Semplice, Oliver Stone gli ha confezionato un film agiografia che nemmeno San Francesco.
E a destra? A destra, manco a dirlo, il premier sfodera come ai vecchi tempi il suo vocabolo preferito “comunista” con tutte le sue coniugazioni compresa “cattocomunista” e poi che ti fa? Accoglie il suo amico Chavez (anche Chavez definisce in pubblico Silvio suo amico) e per non smentirsi lo accoglie con l’ambasciatore del Venezuela? No. Con una rappresentanza di emigrati venezuelani in Italia? No. E allora con chi? Beh, con Aida Yespica! (Non è uno scherzo).
Ma lasciamo Chavez e veniamo a Michael Moore, con il suo nuovo film-documentario che salverà l’America. Anche lui intervistato dallo zerbino ha pontificato sui mali del mondo dal largo dei suoi 250 chili di obesità made in Usa.
E poi il film di Tornatore fatto con i soldi di Berlusconi (Medusa Film) ma apprezzato molto dagli intellettualoidi di sinistra. Aspettando di sapere cosa ne pensa il pubblico più pop registriamo uno dei pochi eventi bipartisan in questo periodo di lotta politica.
Ieri poi sono arrivati George e Ely, la coppia del momento. Clooney è sempre lui, quello che vuol fare un film in tutti i luoghi disastrati che visita mentre la Canalis appare un pulcino bagnato, magra come non mai, quasi anoressica, con uno sguardo smarrito e un certo pallore (alcuni dicono che sia addirittura in dolce attesa) anche loro accolti ed esposti sull’altare sacrificale del red carpet con una punta, che è solo quella di un iceberg, di tristezza e decadenza tutta italiana.
Infine, per ultima ma non la meno rilevante presenza al festival, lei, la escort-export, la Mastrota dei materassi di Palazzo Grazioli, l’audio recorder in calze a rete, la sterminatrice dell’accappatoio bianco, la sollazzatrice dell’augello istituzionale, Patrizia D’Addario.
Ecco, anche l’accoglienza alla D’Addario è stata veramente incredibile, giornalisti e fotografi impazziti e lei che saluta come fosse Nicole Kidman, passeggiando (quello per ovvi motivi lo sa fare bene) con una grazia e un’espressione facciale che nasconde un “ce l’ho fatta!”.
E poi varie ed eventuali, frattaglie di cinema e tv, cartonati che respirano e morti di fama, gente che gongola nella città della gondola.
Tutti pazzi per Venice
symbel (redattore)
Non hai idea di quanto io odi queste rassegne cinematografiche: la fiera della stupidità e dell’inutilità…
Il sudamerica sta affrontando un momento molto particolare. La sua svolta “socialista” è sinonimo di ricerca di sicurezza e serenità (per quanto gli possa essere donato da politici ancora un pò “rozzi”). Vedo in loro gli strascichi dei terribili 8 anni di Bush.
il momento clou è stata l’accoppiata Noemi – Monsignor Mlingo