Ieri ho avuto il piacere di partecipare a un incontro sulla prevenzione.
La prevenzione delle tossicodipendenze, dell’alcoolismo, degli incidenti stradali.
Piaghe della società moderna a cui si cerca di dare risposta, attraverso le preziose collaborazioni tra enti locali e associazioni di volontariato, queste ultime sempre più importanti nella nostra società.
Un interessante dibattito, con l’auspicio di creare al più presto un tavolo laboratorio che possa dar vita a progetti che abbiano lo scopo di prevenire questi cancri moderni.
Il messaggio è rivolto soprattutto ai giovani, che spesso si trovano sull’orlo del baratro.
Forse perché la cellula fondante della nostra società, la famiglia, non è riuscita a trasmettere valori che contribuissero a segnare il confine tra ciò che è energia, passione, divertimento, e ciò che invece è nient’altro che sperperio di brandelli di vita, che portano a una completa dipendenza da determinati prodotti, che siano alcolici, fumo, droghe, gioco d’azzardo, siano a un completo annichilimento della persona.
Ma faccio un passo estremo.
Ho pensato al ruolo fondamentale dei media.
Oggi non possiamo far finta che siano solo un prodotto di passaggio della nostra quotidianità. La comunicazione ha fatto passi da gigante, tante informazioni, più facilmente accessibili, hanno accresciuto la nostra cultura, le nostre opinioni, i nostri modi di vedere gli eventi.
I media hanno delle caratteristiche e non sempre svolgono il loro compito al meglio.
E’ un discorso vecchio.
Le notizie sono il cuore dei media.
L’informazione sforna episodi di cronaca nera, da sbattere in prima pagina.
Giusto.
E’ necessario riportare gli episodi funesti della nostra società, ciò che potrebbe causare il proibito, i suoi rischi, devono essere messi in risalto alle generazioni attuali.
Ma ho un dubbio.
Quante volte abbiamo letto articoli riguardanti episodi di prevenzione?
Si contano sulle dita di una mano.
I vari progetti messi in campo negli ultimi anni, che coinvolgono appunto comuni, regioni e associazioni, che hanno contribuito a prevenire il fenomeno e far sì che tante persone non cadessero nel baratro, non fanno notizia.
Alla gente interessa maggiormente il padre strangolato dal figlio drogato, ma non i due figli “salvati” da un vortice che li stava sempre più risucchiando.
Ma è giusto che i media trascurino il ruolo fondamentale di chi fa prevenzione?
Giusto e sbagliato, non mi sbilancio.
Ognuno ha la sua opinione.
Deduco che però il mondo del giornalismo è “iper-liberismo”, all’americana possiamo dire.
In che senso?
La domanda e l’offerta guidano i giornalisti più “raffinati”, ciò che piace al popolo, ciò che fa audience, viene riportato.
La quantità di copie vendute a scapito della qualità, che dovrebbe essere la stella guida dei media.
Una versione sempre più tabloid dei nostri quotidiani quindi non ci deve stupire, meglio scrivere della strage, ma evitiamo di riportare le notizie buone, non interessano a nessuno. Madre Gran Bretagna ce l’ha insegnato. E Rupert ha imparato molto bene.
La domanda e l’offerta dei media
Michelo (collaboratore)
“La domanda e l’offerta guidano i giornalisti più “raffinati”, ciò che piace al popolo, ciò che fa audience, viene riportato.”
Quello che dici è sacrosanto, ma a questo punto il problema non è tanto dei media, ma dei lettori che comprano i giornali per leggere di stragi, di omicidi, di violenze. Sembra che la gente voglia leggere nei giornali quello che sarebbe bello leggere solo nei romanzi thriller.
Sembra che le persone vogliano che ci siano altri Cogne, altri Garlasco, altri Erba, altri Perugia… Omicidi, drammi, a cui la gente si “appassiona” come se fosse un romanzo. E’ pazzesco. A questo punto è normale che i giornali (che devono vendere) si buttino come squali affamati su notizie del genere!