La casta dei giornali

_gioÈ passato quasi un anno e mezzo dall’ondata di che ha attraversato il nostro paese, una rivoluzione incruenta seppur chiassosa ed urlata che anziché far rotolare nella cesta la testa del potente si è limitato, per così dire, a recapitargli un grosso e sentitissimo vaffanculo. Un movimento di piazza iniziato dapprima con un tam tam mediatico che ha visto aderire persone insospettabili e dalle più svariate categorie sociali, tutti uniti contro lo spreco pubblico, tutti armati di sano sdegno nei confronti di una politica sprecona e sorda alle esigenze del cittadino. Ma una rivoluzione senza caduti è utile come la masturbazione ai fini del concepimento, divertente finché si vuole, ma appunto gesto sterile e solitario. Insomma, urlare un vaffanculo al cielo sarà pure liberatorio ma non aiuta a risolvere i problemi.

Da questa serie di invettive non si è salvato nessuno. Dai politici ai tassisti, tutti o quasi sono stati messi all’indice dai nuovi crociati del qualunquismo. Solo una categoria è stata appunto toccata di striscio, e sono appunto i giornalisti, o se preferite la dei giornalisti. Uno dei pochi è , uno dei fondatori di La Repubblica, che con il suo “la casta dei giornalisti” pubblicato per Stampa Alternativa, fa una analisi impietosa sulla stampa in Italia senza fare figli e figliastri e senza risparmiare nessuno. Anche la Gabanelli per Report farà una cosa simile, pur concentrandosi per metà su e sul quotidiano da lui diretto, e tagliuzzando l’intervista dello stesso Feltri.

A molti colleghi il libro di Beppe Lopez non piace, i colleghi non lo invitano e non gli recensiscono il libro, gli amici si dileguano in fretta. A parte qualche trafiletto trovò spazio solo da Gigi Moncalvo e da Alain Elkann.

Il libro di Lopez tratta la materia dal punto di vista economico e sui circa 700 milioni dati dallo stato ogni anno per finanziare la stampa e tutelare il diritto d’informazione, e non sulla deontologia professionale che meriterebbe forse un libro a parte. E se è pur vero che in quasi tutti i paesi occidentali esistono agevolazioni ed incentivi di varia natura, non si è arrivati al paradosso di avere quotidiani o periodici tenuti a galla non dai lettori ma dai contributi.

Ed è per questo che quando leggo di crisi dell’editoria non posso far altro che sorridere, perché penso potrei essere un ottimo imprenditore coi soldi dello Stato.

Martin Sileno (redattore)

Martin Sileno

collaudatore di illusioni, menefreghista e blogger

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2 Risposte

  1. Brian Boitano scrive:

    è tornato martin sileno!
    graffiante e pungente come sempre!

  2. Nito scrive:

    gia’..anch’io sarei un ottimo imprenditore..coi soldi degli altri..ma moschebianche usufruisce di contributi? nel caso mi associo subito.. 😀

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