il pio Ateo

lateo impertinente Piergiorgio Odifreddi

l'ateo impertinente Piergiorgio

Qualche mese fa sugli autobus di capeggiavano scritte pubblicitarie quantomeno curiose “La cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno”, ora sempre grazie alla (unione atei agnostici razionalistici) ci riprovano con degli spot su radio popolare “non credo e sono libero di non credere” che chiude così una campagna pubblicitaria all’insegna della provocazione.

Il segretario dell’Uaar, Raffaele Carcano, spiega così “La campagna per la visibilità di chi non crede si conclude con due notizie, una buona e una cattiva.  Quella cattiva è la conferma del fatto che atei e agnostici nel nostro paese sono ancora discriminati, tanto da non permettere loro di comprare, regolarmente, uno spazio pubblicitario. Quella buona è che la battaglia per il riconoscimento dei loro diritti è condivisa da tantissimi cittadini. Con questi spot speriamo di raggiungere loro, e di coinvolgerne altri.

La campagna pubblicitaria degli “” è stata in effetti un successo, tanto da permettere ai devoti della assenza del Demiurgo di raccogliere 32.000 euro e reinvestirli appunto in ulteriore pubblicità per una evangelizzazione al contrario.

Personalmente mi incuriosisce il fatto che chi si dichiara non credente parli ossessivamente di ciò in cui non crede. Ciò denota o una ricerca compulsiva di “prove” riguardo l’esistenza di qualcosa che lui presuppone non esista, oppure la voglia di diffondere questa sua scoperta al mondo intero (una sorta di uomo col lanternino nietzsciano, meno erudito e decisamente più arrogante). In entrambi i casi vi sono degli errori di fondo: se l’ateo per credere vuole delle prove non conosce il significato della parola credere, l’accettazione di un sistema dogmatico è alla base della religione. Allo stesso modo non è richiesta una diffusione in massa della propria idea, primo perché non vi è una prova certa a favore ne della prima ne dell’altra tesi e secondo perché la sua propaganda va a minare il libero arbitrio, è l’ateo stesso infatti ad affermare che l’uomo debba determinarsi autonomamente riguardo determinate scelte.

In definitiva, mentre la posizione scettica ammette discussione, l’ateo propone continuamente discussioni al solo fine di veder approvato il suo punto di vista e diffonderlo ignorando la componente dialettica opposta e presupponendo che ciò in cui egli crede sia senz’ombra di dubbio la scelta giusta. L’atteggiamento non è da razionalista (come invece si proclamano) ma bensì dogmatico, evidenziando infine un certo egoismo-egocentrismo ideologico, dimostrando a conti fatti di avere molti più punti di contatto coi devoti credenti di quanto essi non vogliano ammettere.

Martin Sileno (redattore)

Martin Sileno

collaudatore di illusioni, menefreghista e blogger

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