Nel processo di Perugia per l’assassinio di Meredith Kercher tutti sono diventati delle star.
Gli imputati sono stati passati allo scanner, di loro si sa tutto o quasi, addirittura ci si è soffermati all’analisi scientifica dello sguardo. La bella Amanda è stata definita un angelo sterminatore, una strega, un diavolo tentatore, una bugiarda oppure, poco in Italia molto in USA, una povera vittima.
Sono diventati delle star anche i magistrati coinvolti tanto da utilizzare delle formule a favore di telecamera e concedere interviste ad inviati tv. Gli avvocati della difesa vip già lo erano, basti pensare alla Buongiorno, lanciata nello star system dopo la trionfante difesa nel processo di Palermo che vedeva alla sbarra Giulio Andreotti.
Se ci si prende la briga di dare una sfogliata, anche distratta, a quello che scrive la stampa straniera circa questo processo, in particolare i quotidiani statunitensi, viene fuori un quadretto a dir poco inquietante sugli italiani.
Non bisogna mai fare troppo affidamento sui giudizi sul nostro Paese che provengono da fuoriconfine, valgono poco quelli dei giornalisti nostrani che non riescono in nessun modo ad intercettare la vera “temperatura” del Paese, figuriamoci quelli stranieri. Gli americani poi meglio che non mettano troppo il naso nella giustizia italiana visto le grane che hanno in casa propria anche in relazione ai rapporti con il nostro paese. Do you know “strage del Cermis”?
Nonostante questa premessa sul valore che possono avere i giudizi severi provenienti dall’altra parte dell’Oceano sorprende come, all’unanimità, in base alla gestione di questo caso noi siamo dipinti come degli zoticoni superstiziosi e prevenuti che giudicano la colpevolezza o meno della biondina americana in base al fatto che il suo sguardo color del cielo paia nascondere istinti collocati ben più in basso.
Certo le esternazioni dell’accusa non aiutano perché alla considerazione “Amanda va condannata perché è pronta a fuggire in America” verrebbe da chiedersi, una volta eventualmente scagionata, per quale motivo non dovrebbe tornare a casa propria a Seattle. Lo farebbe chiunque.
Verrebbe anche da chiedersi quale sia l’utilità, se non quella di un becero esibizionismo e sarcastico atteggiamento moraleggiante, del dire che “i due fidanzati hanno ucciso per niente e per questo chiediamo il massimo della pena che, per fortuna, qui in Italia, non è la pena di morte”. Sembrava brutto chiedere freddamente l’ergastolo senza fare battute? Si parla pur sempre di una giovane uccisa a coltellate e di due giovani che rischiano di finire il resto della loro vita in carcere.
Tutte queste star sul palcoscenico mediatico meritano poi un pubblico adeguato che certamente non manca. Sì perché la gente dice la sua, compra i settimanali zeppi di cronaca nera, segue gli approfondimenti giornalistici in tv, tifa per l’assoluzione o per la condanna e fa la fila fuori dai tribunali alimentando quello che è ormai riconosciuto come Turismo giudiziario.
Forse hanno ragione gli americani, siamo dei barbari ma non tanto per i motivi sopra citati che, seppur discutibili non toccano il vero cuore del problema della giustizia in Italia: 1400 giorni in carcere in attesa di una sentenza definitiva, se non è barbarie questa!
Tappe tap Perugia
symbel (redattore)
oggi sono a processo Nicole Minetti e Amanda Knox. Ho già il magone
Domenica sera ho guardato Juve-Milan. Lunedì sera ho guardato la sentenza di Perugia. La confusione, le urla, il tifo, l’atmosfera generale erano le stesse.
@comùnicaTi Eh si, e srmeeiancnte non vedo l’ora di scoprire la città di Assisi quando sarà sera, dopo la nostra social dinner!!!