Quando Berlusconi disse che avrebbe presto raggiunto la quota di 325 deputati alla camera, blindando la sua maggioranza, quasi tutti i commentatori irrisero la sua affermazione bollandola come ennesimo atto di spavalderia di un leader ormai alla frutta.
Quando il Cavaliere poi disse che la maggior parte dei fuoriusciti dal PDL sarebbero ritornati all’ovile ci furono dei veri e propri sbeffeggianti editoriali anche perché erano affermazioni fatte con il partitino di Gianfranco Fini che viaggiava a vele spiegate spinto dal vento dell’entusiasmo.
Il tutto mi ricorda quando il Drago di Arcore andava per gli studi televisivi con una cartelletta contenente i suoi sondaggi attirandosi non solo i tormentoni satirici dei comici ma anche l’irrisione di illustri notisti politici (vedi Paolo Mieli) salvo poi vedere confermati quei dati dal responso elettorale e tutti gli altri sondaggi fallire miseramente.
Oggi la presenza di Futuro e Libertà alla Camera e al Senato è a rischio. In particolare al Senato il numero minimo di senatori per formare un gruppo autonomo (10) non sembra più alla portata dei finiani. Alla camera ci sono state defezioni importanti e alla fine pure il piagniucolante trasformista pagliaccio Barbareschi ha abbandonato la nave.
Sembrava ieri che l’attore definito da Fini “pagliaccio” dopo uno scambio di penne biro via etere recitava commosso il documento costitutivo dei futuristi e si vantava di averne inventato il nome “Futuro e Libertà”. Sembra ieri che Gianfranco Fini poggiava il suo fondoschiena sulla poltroncina di fronte a Lucia Annunziata annunciando baldanzosamente che sarebbe andato addirittura all’opposizione.
Che cosa è accaduto nel frattempo?
Per Fini tutto si spiega facilmente con il potere economico e finanziario del Cavaliere che a suon di bigliettoni ha corrotto i suoi perché tornassero alla base. Un’affermazione importante, oltre che grave, come al solito non supportata da prove e credibile o quantomeno accettabile quando si parla di gente come Scilipoti o altri del gruppo dei “Responsabili” un po’ meno per alcuni esponenti di Futuro e Libertà che lo hanno abbandonato e che hanno una storia politica alle spalle al di fuori di ogni sospetto.
Più probabile invece che, facendo un po’ di autocritica, ci si potesse accorgere della deriva antiberlusconiana che stava prendendo il partito, lasciando dei malumori profondi in molti dei futuristi. Una deriva portata avanti soprattutto da Italo Bocchino, eletto per giunta reggente del partito, che nelle trasmissioni tv, con la bava alla bocca, è ormai più antiberlusconiano di Di Pietro.
Verrebbe da pensare che chi si mette contro il Cavaliere muore ma in realtà i meriti (o demeriti) di Berlusconi in questa faccenda sono molto pochi, molto di più sono i demeriti dei dirigenti del Fli, Fini, Bocchino, Granata e Briguglio in testa, che hanno deciso di giocare una battaglia con delle modalità che da anni non portano a nulla, anzi al fallimento.
Fini continua a restare presidente della Camera, sparando contro il presidente del consiglio sotto il naso di Napolitano (la storia della presunta corruzione di Berlusconi meritava almeno un piccolo richiamo all’ordine da parte di Napo orso capo), continua a far finta di nulla come chi colpito da un proiettile si abbandona dolcemente al fluire del sangue perdendo la vita a poco a poco. Ma l’emorragia c’è, ed è pure grossa.
La maggior parte dei “pentiti” si disperde ora nel gruppo misto e nel “gruppo dei responsabili” più che nel PDL ma sono scelte di facciata perché entrambi i gruppetti sostengono l’attuale maggioranza.
Berlusconi ha anche profetizzato che la vicenda Ruby si rivelerà un boomerang per chi ora gongola sui suoi guai giudiziari. A questa profezia è più difficile credere ma si disse anche in passato.
Se ci fossero le elezioni domani Fli non arriverebbe al 2% dei consensi, una vera disfatta, e se ne sono accorti anche Repubblica e altri giornali tradizionalmente avversi a Berlusconi e che avevano visto con favore l’iniziativa del presidente della Camera, lo stanno lasciando anche loro al suo destino.
Altro che casa di Montecarlo o macchina del fango, il Fli si sta infangando da solo e sarebbe fin troppo facile, oltre che volgarotto, chiudere il discorso citando il parallelismo tra Fini e Clinton a proposito di Bocchino quindi diciamo solo che quella fiamma spenta da Fini a Fiuggi con troppa fretta ha covato sotto la cenere e ora gli sta bruciando il culo.
Futuro e Libertà. Fini sempre più solo
Sergio Puntiglio (collaboratore)