La mora e la bionda

La mora e la bionda , interpellato dal Corriere della Sera circa la trasmissione televisiva “” e in particolare sulla partecipazione di non ha esitato nell’affermare che “La televisione ha ormai divorato la politica. L’altra sera , leggendo le loro liste, si sono trasformati in vallette di e ” e successivamente, nel commentare il successo di ascolti ottenuto sia nella prima che nella seconda messa in onda che ha affondato persino il , show concorrente su Canale 5, ha detto: “Ha comunque vinto , nel senso che è l’azionista di , la società che produce sia il programma di Fazio che Il Grande fratello”.
Non che quello che dice Minoli sia più importante del parere di altri, anzi probabilmente alcuni giudici così lapidari sono dovuti anche ad un pizzico di invidia, ma l’immagine della politica prona alla tv e l’utilizzo del termine “vallette” forse meritano un approfondimento, al di là di quanto meritino un’esegesi le frasi di Minoli.
Il politico tv ormai in Italia è diventato un genere televisivo a sé stante. Se ci affacciamo nelle trasmissioni di approfondimento politico delle altre emittenti pubbliche europee, per non parlare di quelle statunitensi, ci rendiamo conto che la presenza dei politici nelle tribune politiche è ridotta all’osso. E’ molto più facile vedere giornalisti politici o tecnici specializzati confrontarsi circa le scelte politiche di chi vive nei palazzi istituzionali.
Nella nostra tv invece i politici sono presenti e ospitati ovunque. C’è chi dice che questo è l’effetto del berlusconismo ma non c’è la possibilità di provarlo visto che i tempi sono cambiati e per noi sono cambiati sotto il “regno” di Berlusconi ma nulla ci vieta di pensare che le cose in campo di evoluzione della tv, sarebbero andate allo stesso modo anche senza di lui.
Ma torniamo a Bersani e Fini e, aggiungo io, anche a Maroni che ha rivendicato a sua volta il diritto di essere ospitato nello stesso contesto a controbattere. Minoli è stato chiaro, si tratta di “vallette”. Sì perché mentre Bersani è un esponente di partito Maroni è un ministro della repubblica e Fini è il presidente della Camera e che il presidente di un ramo del parlamento si tuffi in tv a leggere il compitino commissionato da un gruppo di autori televisivi un po’ lascia perplessi.
Forse la vittoria del Berlusconismo citata da Minoli sta più in questo che in una mera contabilizzazione degli introiti pubblicitari di Endemol: la politica piegata alla presenza in televisione e il politico che vuole esserci nel momento di maggiore ascolto, nel momento di maggiore crisi politica, come un fratello di Sarah Scazzi qualsiasi.
Per carità, nessuno si scandalizza, va avanti così da tempo ma fa sorridere che chi si sveglia da un lungo sonno tutto sudato e tremante come Fini, che improvvisamente aborrisce “la politica dei personalismi”, “il partito carismatico” e “il sultanato” si ritrovi a formare un partito con il suo nome bello stampato in evidenza, una corte di baciapile professionisti che inneggiano al suo carisma e un’esigenza sfrenata di apparire in video, fa sinceramente parecchio ridere.
“Bersani e Fini trasformati in vallette di Saviano e Fazio” sarebbe stato troppo velenoso, rozzo e capzioso sostituire la parola “vallette” con il termine “escort” ma sarebbe bastato anche “veline” per rendere forse meglio l’idea.

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symbel (redattore)

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