Conosco Alex Britti da tempo, non tanto perchè abbia suoi dischi o sia un suo fan ma semplicemente perchè in Italia la musica vive solo di televisione (ciò che compare sul tubo catodico esiste, tutto il resto no) e quindi sarà capitato a tutti di imbattersi in questo ragazzone tra un Festivalbar ed un Sanremo qualsiasi.
Ieri ho avuto l’occasione di vederlo esibirsi dal vivo, ma soprattutto di assistere al soundcheck preconcerto praticamente a due metri dall’artista. Se mai ce ne fosse bisogno, la mia opinione su Britti è stata rafforzata ed è sintetizzabile in un: che spreco!
Britti è dotato di una buona tecnica chitarristica, direi ottima se rapportata alla tipologia di cantautore italiano che da sempre imperversa nella penisola, molto più simile al menestrello che ai classici guitar heroes. Certo non ha il tocco magico che ti fa riconoscere la sua pennata ad occhi chiusi come avviene per i grandissimi virtuosi dello strumento, però è evidente che ci sappia fare e che abbia una formazione musicale che s’innerva del blues e del country-folk (ottimo quando propone la tecnica slide), con ottime incursioni nelle scale e negli accordi jazz (come da lui stesso ammesso durante il concerto, tentando una disperata sponsorizzazione di questo genere musicale “alto” ad un pubblico in costume da bagno). Purtroppo questa bravura è asservita ad un repertorio da canzonetta, che va dalle canzoncine d’amore sanremesi (buone rispetto alla media, reinterpretate persino da Sua Maestà Mina, ma comunque catalogabili tra le schitarrate da spiaggia) per finire con i motivetti tormentone tipo “La vasca”.
Seguendo il concerto è evidente che Britti vive un contrasto interiore: nella stessa set list propone un pezzo (per l’appunto chiamato “Jazz”) che si dilunga per dieci minuti con un intermezzo solistico di batteria e percussione e finisce in una cavalcata chitarristica jazzata: buon pezzo, ma che lascia indifferente per non dire sbuffante la platea balneare. Invece al solo intonare “Oggi sono io”, si leva il coro da stadio (prettamente femminile) ad accompagnare il buon Alex che si limita a strimpellare i quattro accordi che compongono la canzone.
Anche la band che si porta dietro vira troppo sulla world music alla Jovanotti, con un batterista due (due!) percussionisti due tastieristi e un bassista. Perchè non proporre un bel rock nudo e crudo, con un’essenziale base ritmica (basso-batteria) e un semplice accompagnamento a fargli da spalla? Al resto ci penserebbe la sua ottima chitarra. Invece si ritrova ad aver velleità hendrixiane, ma a dover tendere al Basttisti di Acqua azzurra acqua chiara per sbarcare il lunario. Probabilmente ha sbagliato paese di nascita il buon Britti. Un’occasione mancata per la musica italiana.
Pro:
– sa suonare la chitarra
– si è suonato Luisa Corna
Contro:
– canzoni nel migliore dei casi deboli
– voce poco espressiva
ah, il fatto che sappia suonare per me è un aggravante. Nella storia della musica italiana avrà un posto degno di rilievo, appena sotto Gino Santercole
Assolutissimamente d’accordo con Rudy Basilico Turturro: in Italia quelli come lui sono costretti a scendere a compromessi.