C’era una volta un uomo, di bassa statura, che decise di entrare in politica capeggiando la Destra. C’era in quello stesso periodo un altro uomo, più alto, che decise di affiancare quello stesso progetto politico. C’era poi un altro uomo, di normale statura ma con voce più rauca, il quale decise di abbracciare quello stesso progetto. C’era una volta la Destra italiana. Non venitemi per carità a dire che gli sbrodolamenti dei moderni linguaggi, armati nei cacciabombardieri mediatici in technicolor, non siano abusivi. La nostra Destra attuale è finta, è un imitazione dell’originale, nel retro porta la scritta “made in China”. Ora è tutta truccata, imbellettata, dipinta, dai facili costumi e apollinea, cotonata e scolpita su misura a immagine e somiglianza di B, che della Destra ha solo la camicia nera dei comizzi, giustamente adoperata per snellirne l’immagine. Un altro si spaccia della stessa corrente, quello con la voce rauca, che col suo linguaggio da taverna e da bordello e i suoi “celodurissimi”, scontenta tutti, sia a Destra che a Destra. Non che a noi questi comportamenti dispiacciano. Quando, alla vigilia della marcia su Roma, Mussolini ne diede annuncio a Napoli, ad ascoltare il suo linguaggio intimidatorio (che tuttavia rispettava la sintassi meglio di quello di Bossi e non concedeva nulla al flauto di Berlusconi) c’ era, a udire, Benedetto Croce. Omodeo,che gli sedeva accanto, gli chiese: “Ma non vi sembra un forsennato ciarlatano?”. “I politici debbono fare i forsennati e i ciarlatani” rispose il filosofo battendo le mani. Non fu il solo a cadere nell’ inganno della finta finzione. Momento: ne ho scordato uno, quello più alto. No, non ho omesso per pigrizia, ma perché lui, dalla Destra, da questa Destra, ha divorziato, o meglio separato, o meglio, non ci dorme più insieme sullo stesso letto. E quello più basso, di questo ne soffre, oh se ne soffre. E la memoria non lo inganna. Ricorda benissimo come, in che modo e dove, le sua avances sono straripate in folle e pazzo amore, che su facebook ha fatto cambiare le rispettive situazioni sentimentali da “single” a “fidanzato ufficialmente”. Da due letti, uno solo, il Pdl, da due singoli, uno matrimoniale, ahimè, in questi tempi difficili per metà vuoto. Ecco come fare pace e evitare ulteriori tradimenti. Come mossa romantica degna di Wilde o di Shakespeare, B, torna in quel luogo dove l’amore tra loro sbocciò, dove il cuore cominciò a battere, dove la loro unione fu resa pubblica. Piazza San Babila, Milano. Sono passati 775 giorni da quella domenica 18 novembre 2007, dove B salì sul predellino della Mercedes e sbracciandosi in Piazza annunziava la nascita del Popolo della Libertà. Fu la cosidetta “Svolta del Predellino”. Erano periodi tesissimi, il governo Prodi riacquistava consensi, B, andava in giro con la Brambilla, portandosela dietro e definendola “il futuro leader del centrodestra” (ohibò). Fu proprio quello il clima che sotto Natale portava quella nuova realtà politica, che ancora oggi, è forte di quel patto. Mentre scrivo quest’articolo, B è di nuovo là, ci è tornato, vuol far capire al congiunto (o ex congiunto) che i suoi sentimenti per lui, non sono cambiati, e, nemmeno la volontà di stare insieme. Ma altri scrutano nell’ombra. C’è Rutelli, che con quegli occhioni verdi, piace molto a Fini. Poi c’è Casini, che per le ammucchiate, per le orgie, per i bordelli, ha sempre avuto grande simpatia. Ma B pare sincero questa volta. Non ripeterà quei giuochi di amori e poteri fatti con Mastella per portarselo a letto una sola notte per avere in cambio la caduta del governo Prodi. Non si venderà questa volta. L’ha già annunziato. Tutti i suoi ne sono convinti, dai ministri ai sottosegretari, non ci sarà bisogno, la loro unione è troppo forte per sciogliersi proprio sul più bello, alla vigilia delle regionali, le quali, se avverranno da separati in casa, avrebbe come unico risultato possibile il seguente, e quello di un “c’ era una volta Berlusconi”.
Se stiamo insieme ci sarà un perché
Stefano Poma (collaboratore)