La notizia c’è ed è di una certa portata.
Il presidente della camera e cofondatore del PDL Gianfranco Fini, ospite il 6 novembre scorso a Pescara del procuratore della città Nicola Trifuoggi, che in quella occasione era seduto accanto a lui, in occasione della giornata conclusiva del Premio Borsellino è stato beccato a fare certi discorsi, pensando di esser davanti a dei microfoni spenti che evidentemente proprio spentissimi non erano.
Fini rivolgendosi al procuratore seduto al suo fianco ha detto: “Berlusconi confonde il consenso popolare, che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo: magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento. Siccome è eletto dal popolo…”.
E giù tante altre cose meno rilevanti, diciamo che il succo del discorso è quello riportato.
La notizia c’è, ora bisogna capire perché questa parte ha rilievo e per chi.
Che Gianfranco Fini pensi quello che ha detto non stupisce, lo sospettavano in molti, in altre forme questi concetti sono stati espressi da lui stesso in occasioni pubbliche.
Il problema non è di Berlusconi, che è stato eletto nelle ultime elezioni vincendole ed è stato nominato leader del PDL dagli iscritti e quindi non si capisce perché Berlusconi stesso chieda un chiarimento al collega, vuole per forza piacere a tutti?
Il problema non è nemmeno del PDL, perché in tutti i partiti, lo è attualmente per il PD e lo fu di altri grandi partiti in passato come la Democrazia Cristiana, ci sono delle posizioni non in linea con il partito, delle posizioni di minoranza. Il problema non è nemmeno nei contenuti che se vogliamo sono ampiamente condivisibili.
Il problema credo che sia solo nella frustrazione di Gianfranco Fini.
Il presidente della Camera realizza giorno dopo giorno di non avere alcuna idea politica in linea con quella del partito di cui è cofondatore e nel quale da molti è definito il co-leader. Come si sente Fini? Perché a questo punto non lascia il PDL?
E’ legittimo chiedersi in effetti come faccia il padre della “svolta di Fiuggi” a restare in un partito guidato da un “monarca assoluto”, da uno che pensa di poter “essere sopra la legge perché ha il consenso dei cittadini”.
Ipocrisia? Si potrebbe pensare anche questo.
Una cosa è certa, un politico “scafato”, un professionista dell’arte oratoria e della politica seria, come fa a farsi beccare con le mani nel sacco o meglio con le labbra sul microfono? Si vede che proprio non ne può più.
Mentre scrivo questo articolo interviene Fini in diretta telefonica a Ballarò, la De Gregorio è lì lì per raggiungere il climax come nemmeno quando hanno bocciato il Lodo Alfano e Floris gongola, ma il suo intervento non convince, o meglio ribadisce quello che ha detto, ma nessuno aveva dubbi in proposito.
In attesa che dalla Fondazione Fare Futuro o dal Secolo D’Italia venga fuori qualche comunicato che getti benzina sul fuoco, Fini farebbe bene forse a mettersi in gioco in proprio, per capire quanto consenso prenderà presentandosi con un suo partito fondato sulle sue idee in campo di immigrazione, libertà di culto e quant’altro perché è un attimo dal fuorionda passare al naufragio.
Fini non ci sta, anzi ci sta
symbel (redattore)
due giorni fa Fini era ospite da Vespa e come dirimpettaio aveva Bertinotti. Stesse posizioni, stessi concetti. forse Bertinotti era un po’ più conservatore come posizioni