E poi ci si chiede come mai gli italiani non guardino più la Nazionale in tv.
Non è tanto per la Nazionale, o per il fatto che Calippo Lippi non convochi il butterato di Puglia Antonio Cassano, quanto per il fatto che quando giocano gli azzurri non c’è il campionato.
Diciamolo chiaramente, molti di quelli che guardano la Nazionale vogliono veder giocare i beniamini delle proprie squadre o della propria regione perché in fondo il tifo per il proprio club vince su quello per un’accozzaglia di bambocci selezionati per un’amichevole.
Ma tornando alla domenica… una domenica senza campionato è una domenica che non è giorno di festa.
Le mogli, compagne e fidanzate che con il calendario regolare della Serie A si rassegnano a vedere immolato il pomeriggio e parte della sera al dio pallone, alcune addirittura diventano pure tifose per induzione, quando la partita non si disputa, battono cassa.
In questi casi la situazione si fa critica, le opzioni possibili sono solo due, o accondiscendere e andare raminghi per negozi o luoghi di passeggiate più o meno senza meta o restare in casa e sottostare ai programmi televisivi della domenica.
Mentre la prima ipotesi si risolve il più delle volte con un dimezzamento del serbatoio del carburante a cercar parcheggio o ad una cervicale da sbalzo di temperatura tra aria calda del negozio e gelo stradale, la seconda merita un approfondimento antropologico.
Ieri sera ad esempio con lo scettro del comando in mano, quello che banalmente viene chiamato telecomando, l’esperienza dello zapping diventava un qualcosa di più profondo dello switch di canale in canale.
Rai Uno. Il faccione di Giletti in primo piano, con un sorriso tra l’indignato e il viscido marpione, lancia il sondaggio del giorno “ospitare un diverso al reality fa bene o no alla sensibilizzazione dei cittadini per l’accettazione delle diversità?” in studio ne discutono la contessa De Blanc, il non vedente del Grande Fratello, Irene Pivetti, in collegamento professor Zecchi, stranamente assente Lamberto Sposini. Poi si passa ad un altro argomento legato alla vicenda di alcune ragazze costrette da un professore dell’università di Catania a farsi molestare per passare l’esame. E qui Giletti da il meglio di se, fissando la telecamera con i suoi occhi intensi come quelli di una tartaruga svegliata un mese prima dal suo letargo e dice, abbracciando una delle studentesse molestate in lacrime, “guardate il volto di questa ragazza, fatelo pensando a lei, e denunciate questi bastardi” e giù applausi come se grandinasse.
Giro canale, passo a Canale 5 e mi accoglie Barbara D’Urso con uno studio zeppo di persone che per lo più non conosco, le uniche che riconosco sono la Casalegno e Rosita Celentano e ho detto tutto. Si parla di un tronista accusato di sedurre giovani donzelle dello spettacolo, ad esempio Manuela Arcuri, solo per avere visibilità mediatica per poi lasciarle. Sedotte e abbandonate.
Riesco a trattenere l’acido che si arrampica sul mio esofago e con uno scatto di dignità cambio ancora canale e approdo su Rai Due. Qui vedo Cristina Quaranta (apprendo il nome dopo una quindicina di minuti) seduta su una lingua enorme che esce da una bocca, in stile carro di Viareggio, intervistata da Simona Ventura, sempre più maschera di se stessa, truccata come una Brendona da sbarco e vestita come se fosse stata cosparsa di colla, gettata dentro un cassonetto per la raccolta degli abiti della Caritas e venuta in trasmissione con quello che le è rimasto appiccicato addosso.
Troppo, veramente troppo, dico a me stesso anche se in fondo la trasmissione della Simona nazionale ha veramente senso solo quando si ferma il campionato perché non parla di calcio, si mostra per quello che è senza la scusa del campionato che da anni maschera questa fiera del cazzeggio.
Ritorno su Rai Uno e Giletti ha lasciato il posto a Pippo Baudo. Mi viene quasi la tentazione di azzerare il colore con le impostazioni dello schermo e gustarmelo così, in bianco e nero. Lo stile è quello di decine e decine di anni fa, il modo di presentare lo stesso, fa schifo ugualmente e annoia fino alla morte ma ha un qualcosa di rassicurante, ti riconcilia con l’ozio.
La domenica senza campionato alla fine è un’esperienza primordiale, un’indagine profonda nel tuo io nascosto, una regressione ipnotica alla prima infanzia, quella in cui le tue uniche preoccupazioni erano dormire, evacuare e mangiare.
Il dormire è aiutato da una bella poltrona o da un divano soffice, il mangiare da una moglie o una mamma particolarmente in vena di magheggiare sui fornelli e l’evacuazione, manco a dirlo, è la conseguenza logica del palinsesto televisivo.
Una domenica bestiale
symbel (redattore)
Ci sarebbe una terza opzione, ma la considero un privilegio per pochi. E’ quella in cui la dolce consorte, non ti chiede di uscire per negozi, ma è ben lieta che tu rimanga a casa a metter mensole, bastoni per le tende, silicone nei più disparati angoli della casa, che inevitabilmente sono soggetti a perdite, e perchè no anche leggere delle improponibili fiabe a tuo figlio, che affascinato dai Teletubbies, ritiene siano frutto di una mente bacata.
Le classiche trasmissioni della domenica sera, a base di ex uomini e donne reality, di inciucci probabili e improbabili, di ingiustizie sulle tendenze sessuali, sono banali, noiose, preconfezionate, inutili. Però a loro favore hanno il fatto che molti le guardano, soprattutto le donne, cariche della loro indole di sapere i fatti sentimentali altrui, di curiosare tra i nuovi finti divi italiani, fatti di muscoli e di tipe vestite poco e disposte a tutto. Forse il problema sta solo nella nostra diversità ormonale, noi maschietti guardiamo con enfasi il calcio e le feminuccie uomini e donne. Si tratta solo di accettare questa diversità, auguri