Caro Boffo,
perchè ti dimetti? In un Paese poco avvezzo a questo nobile istituto sembra che gli unici a fare un passo indietro siate tu e Spalletti. Eppure almeno Luciano ha battuto i pugni sul tavolo prima del fatidico gesto, ha sparato un paio di j’accuse ed infine ha capito che non ha senso rimanere a dispetto dei santi. Ma non è il tuo caso, a te tutti ti vogliono! E allora perché ti dimetti? La Chiesa si è ricompattata proprio grazie alla querelle nata con Feltri, la vicenda ha messo in difficoltà Berlusconi più di 1.000 Noemi, il tuo giornale è inondato di lettere di solidarietà anche illustri, e quella carogna del direttore del Giornale avrebbe ben più motivi di te di dimettersi se le accuse si rivelassero (come tu sostieni) una montatura. Ma tu no Boffo, tu vuoi fare il martire, non ti basta vincere vuoi stravincere. Vuoi che Bagnasco ancora una volta ti erga ad esempio di moralità, e platealmente ti rinnovi l’incarico. Da te, amico Boffo, mi aspetto la strenua difesa giustificata dall’aver subito un incredibile torto. Mi aspetto che il martire non porga il polposo ventre, ma schiaffeggi il leone. Perché se così non fosse, qualcuno potrebbe pensare che hai qualcosa da nascondere. Ma io non voglio prestarmi a tale malignità, tu ed io sappiamo benissimo che in Italia l’unico ad avere scheletri nell’armadio è Silvio.
Un cordiale saluto da un collega redattore,
RBT
È ben evidente: le dimissioni sono fatte per evitare strumentalizzazioni della sua posizione. Boffo ha detto che quel documento era un falso ed una patacca, invece esiste: quindi oltre ad essere stato condannato penalmente, ha anche mentito spudoratamente e pubblicamente. Due cose che oltre ad essere vergognose per un direttore di giornale, poco si confanno al suo ruolo di guida cattolica.
Il come la CEI e la sinistra abbiano fatto cerchio utilizzando schemi di pensiero e parole che veramente lasciano allibiti sullo stato della politica in Italia, visto che stranamente non vengono mai sbandierati ai quattro venti quando al posto di Boffo ci sono persone di destra, è tutto dire. E se un redattore, da giornalista, pensa prima agli aspetti politici della questione e poi eventualmente alla verità dei fatti, anche questo è tutto dire sulla realtà dell’informazione in Italia.