Il passato governo Prodi, nella sua breve vita, è stato uno dei governi che è ricorso di più all’istituto della fiducia nella storia della Seconda Repubblica. L’attuale governo Berlusconi sembra seguire le stesse percentuali e puntare a superare il record.
L’istituto della fiducia è previsto dalla Costituzione, regolato dall’articolo 94 che si riferisce più propriamente alla fiducia chiesta per l’intero governo mancante la quale l’esecutivo decade. La questione di fiducia invece riguarda singoli decreti e in alcuni casi anche l’operato di un ministro e normalmente viene richiesta per velocizzare l’iter legislativo di alcune leggi esautorando di fatto il Parlamento dal suo compito fondamentale di discutere attraverso alcuni passaggi ogni provvedimento.
Il discorso ideale si scontra in questo caso con quello pratico.
I regolamenti parlamentari di fatto rendono l’iter parlamentare vittima degli emendamenti presentati dalle opposizioni con il chiaro intento di fare ostruzionismo e sostanzialmente bloccare l’attività legislativa, il ricorso alla fiducia, in alcuni casi, diventa necessario.
Rimane il fatto che il ricorso sistematico a questo istituto di fatto sfiducia il Parlamento e siccome siamo un repubblica parlamentare il fatto non è irrilevante. Più volte il presidente Napolitano ha richiamato l’attuale esecutivo ad usare con parsimonia la questione di fiducia sui DDL e, naturalmente, gli ha fatto eco il presidente della camera Gianfranco Fini e più sommessamente Schifani presidente del Senato.
Il problema esiste e forse non fu affrontato con la giusta lungimiranza dai padri costituenti.
E’ auspicabile che l’attuale esecutivo, forte di una maggioranza schiacciante in Parlamento giochi le sue carte apertamente senza il ricatto della fiducia sui parlamentari che vedono minacciata poltrona e pensione, lasciando il ricorso a questo strumento solo per decreti che hanno natura d’urgenza. Non ha senso ricriminare sul governo precedente che, seppur esagerando, con una maggioranza risicatissima era quasi costretto a ricorrere alla fiducia e a fare salti mortali perché tutti fossero presenti in aula al momento del voto.
In autunno, sperando che non accadano altri cataclismi, sarebbe bene che il Parlamento torni a funzionare come dovrebbe anche per fugare alcuni dubbi che diventano quasi certezze sulla reale coesione dell’attuale maggioranza parlamentare di centrodestra.
Perché il governo vuol dire fiducia
symbel (redattore)