La vicenda dei genitori che si sono visti sottrarre il proprio figlio appena partorito da una finta infermiera si è conclusa con un lieto fine anche perché la “ladra di bambini” altro non era che una povera donna con disagi psichici che non ha fatto molto per non farsi notare e di conseguenza acciuffare.
Ora che il bimbo è di nuovo nelle mani della sua mamma e può tranquillamente surgere al suo capezzolo il latte rifocillante e rigurgitare a volontà sulla t-shirt paterna come è diritto di tutti i nascituri si può fare qualche riflessione sui risvolti del caso.
Intanto la notizia è apparsa subito ghiotta e ricca di particolari e gustosissimi a contorno del fatto principale.
Il padre è un ufficiale dell’esercito italiano di istanza in Libano, in licenza proprio per stare accanto alla moglie, anche in questa vicenda di cronaca si affacciano “i nostri eroi” tanto cari al ministro La Russa almeno quanto gli stipendi dei giocatori dell’Inter.
La struttura ospedaliera è di Nocera Inferiore, Campania, provincia di Salerno, dove la malasanità è considerata nell’immaginario collettivo quasi come un cartello da aggiungere tra quelli che segnalano la dislocazione dei reparti.
Un sistema di videosorveglianza con telecamere a circuito chiuso non funzionante da tempo.
Una finta infermiera (che poi si scoprirà che così finta non era) che si aggira nel reparto maternità indisturbata, in pieno stile medical thriller, ciabattando con i suoi zatteroni immacolati (gli antenati sanitari dei ciabattoni gommosi che ora si indossano anche per andare al mare) tra i corridoi (immaginare punto di vista alla triciclo in Shining) e che sottrae il bimbo alla mamma con un bel sorriso, saluta i parenti riuniti come i pastorelli alla grotta di Gesù Bambino e se la fila col fagotto come fosse una baguette appena acquistata al banco della Coop.
A bimbo restituito al mittente si scopre anche il motivo dell’insano gesto. La donna di 42 anni, che è realmente un’infermiera ma non dell’ospedale dove ha rapito il piccolo Luca, voleva far vedere il bambino all’amante, spacciandolo per suo, dimostrando che la gravidanza “finta” che aveva dichiarato all’uomo aveva prodotto i suoi frutti. Gravidanza inventata per tenere l’uomo vicino a sé. La donna non ha parlato quindi questi particolari sono trapelati tra la ridda di notizie contrastanti emerse in queste ora concitate che comprendono anche un presunto aborto, dichiarazioni del tipo: “lo avrei restituito l’indomani mattina” e amenità varie.
Notizia curiosa, come la conferenza stampa del papà, la solita insistenza dei giornalisti che in momenti così tragici compiono il loro dovere facendo domande del tipo: “cosa prova in questo momento” ma è una storia vecchia.
Saranno svolte delle indagini, altre sorprese verranno fuori, resta il fatto che ci si può mettere un camiciotto bianco e un paio di zoccoli e far fare un giretto notturno ad un neonato sottraendolo alle partorienti con una facilità estrema, in un ospedale e questo non tranquillizza.
La povera donna, perdonata dalla mamma defraudata per una notte del suo pargolo, è un altro simbolo dei tempi, ma il discorso diventa complicato e forse troppo grande per stare in questo articolo.
Caso risolto per il meglio comunque dalle forze dell’ordine.
L’ospedale cash and carry
symbel (redattore)