La notizia è semplice.
Primo Livello. Il sindaco di Adro, un paese del bresciano, d’accordo con l’amministrazione scolastica, ha deciso di sospendere l’erogazione del servizio mensa ad alcuni bambini perché i genitori non pagano la retta.
Secondo Livello. Il sindaco è leghista, i bambini sono delle scuole elementari e tra questi molti ma non tutti sono extracomunitari. Rosy Bindi va a Porta Porta e afferma testualmente: “voi leghisti siete crudeli, lasciate i bambini a pane e acqua”. Qualche giorno dopo ad AnnoZero viene ospitata una delle mamme che conferma: “mio figlio è discriminato, vede gli altri bambini andare in mensa e lui no”.
Terzo Livello. Un imprenditore anonimo di Adro, il paesino incriminato, versa 10.000 euro per saldare il debito delle famiglie insolventi rimanendo nell’anonimato ma inviando una lettera alla stampa dove si dice profondamente dispiaciuto e contrariato e si vergogna dell’amministrazione del suo paese, pur essendo un elettore di destra.
Ho diviso la notizia in tre livelli, che corrispondono alle diverse fasi di come si è svolta mediaticamente nel tempo per capire meglio le sue dinamiche che, lo confesso, non mi erano chiare perché non sono genitore e non conosco i regolamenti delle mense.
Da profano sull’argomento ho fatto un ragionamento semplicissimo e mi sono chiesto: chi è che ha lasciato a pane e acqua questi bambini, il sindaco o il comportamento dei loro genitori? La risposta, per me, è scontata: i genitori.
Precisiamo che nessuno è rimasto a pane e acqua perché chi non si avvale della mensa si riporta il bimbo a casa e pranza con lui, d’altronde il servizio mensa non è un diritto obbligatorio che la scuola deve fornire alle famiglie.
A mio parere la questione si doveva bloccare al primo livello: non paghi la retta, tuo figlio non mangia in mensa. Mi sembra lineare, d’altronde ci hanno ammorbato con i ragionamenti sul rispetto delle regole nel periodo della presentazione delle liste e adesso gli stessi personaggi ci dicono che le regole si possono anche non rispettare altrimenti si è crudeli.
Il discorso poi sulla crudeltà è dettato dal fatto che ci sono di mezzo dei bambini ma tutto cambia se si prende la questione per il verso giusto ovvero che ci sono di mezzo genitori che non pagano e non bambini, i bambini sono la conseguenza.
Ma ammettiamo pure che i bambini siano le vittime, vittime di quale sopruso? Io continuo a vedere come vittime quelli che fanno i sacrifici e pagano.
Ma siccome non voglio passare per insensibile e dare a Moschebianche la nomea di blog cinico e spietato, mi sono informato.
Il modo migliore in questi casi non è quello di leggere i giornali ma di scendere sul campo e intervistare i diretti interessati: i genitori.
I genitori di un paese che per dimensioni può essere assimilato a quello del caso di cronaca in questione hanno gentilmente risposto alle mie domande e mi hanno dato un quadro più completo della situazione.
Inquadriamo il caso dal punto di vista economico. Quanto pagate per la mensa dei vosti figli?
68 euro ogni due mesi per un blocchetto che, se utilizzato tutti i giorni (ma non è obbligatorio), permetterebbe ai nostri figli di mangiare in mensa per due mesi. Poco più di un euro al giorno, aggiungo io.
Cosa succederebbe se vostro figlio non pranzasse in mensa? Quando questo accade il bimbo ne risente?
Assolutamente no. Ci sono tantissimi bambini che non mangiano in mensa per diversi motivi legati ad intolleranze alimentari, a qualche vizietto legato ai gusti sul cibo o che saltano certi giorni per altri impegni. Una signora mi dice: “mio figlio quando pranza a casa è molto più contento, quasi quasi stanno peggio quelli che rimangono in mensa perché anche loro vorrebbero che venisse un genitore a portarli a casa”.
Mi rivolgo ora ad un papà che è anche attivo come rappresentante dei genitori nella scuola: cosa ne pensa del caso di Adro? Anche da voi ci sono questi problemi?
Mi risponde: “la verità è che chi non paga perché non può permettersi la mensa sono veramente pochi e quei pochi sanno bene che se il loro reddito è al di sotto di una certa soglia è sufficiente rivolgersi ai servizi sociali e, dopo un accertamento, questi hanno diritto alla mensa gratuitamente”.
Dove sta allora il problema?
“Il problema è che in realtà i genitori spesso dichiarano un reddito nullo ma hanno delle entrate in nero, hanno paura degli accertamenti e sanno benissimo che in paese ci si conosce tutti e non si può dichiarare di essere a zero reddito e farsi beccare in pescheria a comprare aragoste”.
A parte l’esempio dell’aragosta che è un po’ forzato si capisce bene dove è il nocciolo della questione.
Aggiunge: “in tutto questo discorso di Adro si parla di tutto tranne che di coloro che, anche con qualche sacrificio, pagano regolarmente la retta e a questo punto non capiscono perché mai dovrebbero farlo se i figli dei morosi mangiano ugualmente come i loro figli”.
Non pretendo che il parere di questi genitori e le loro esperienze possano esaurire il dibattito sulla vicenda anche perché immagino che i regolamenti possano variare da paese a paese ma vi assicuro che la maggior parte di loro era concorde con la sospensione, forse perché tutti quelli intervistati pagano la retta. Comunque l’articolo è aperto ai contributi tramite i commenti di chi ha avuto esperienze diverse e la pensa in un altro modo.
In base a queste interviste però la questione sembra si possa riassumere in una carenza di tatto da parte degli amministratori, si poteva infatti invece che interrompere il servizio per i morosi ad anno scolastico in corso, far finire l’anno e negare l’iscrizione al prossimo ed evitare anche, come invece sembra sia accaduto, che venissero additati pubblicamente (con una circolare) i figli dei morosi che si sono visti consegnare un foglio in classe davanti ai compagni.
Resta il principio giusto che all’erogazione di un servizio non obbligatorio corrisponda il pagamento di una retta e che la responsabilità maggiore dei disagi sia dei genitori che hanno la patria potestà e sapevano bene che non pagando esponevano i propri figli a dei (presunti) disagi nei confronti dei compagni.
I discriminatori, se discriminazione c’è stata, sono stati i genitori stessi.
Al fondo di tutto rimane la piccola tentazione di pensare che se il sindaco non fosse stato leghista (con qualche precedente in campo di decisioni clamorose) in un paese del bresciano forse tutte queste polemiche non sarebbero successe e ancor meno se non fosse accaduto a ridosso di queste elezioni amministrative.
Adro, la mensa e il sindaco crudele
symbel (redattore)
chi è senza peccato…
già, giusto non dar da mangiare ai bimbi che non pagano la retta,
ma chi lo fa (non dar da mangiare a dei bambini, che non hanno le colpe dei padri),
deve aver la coscienza bella pulita, e pagare fino all’ultimo centesimo tutto quello che
deve pagare… ehhh…
cari miei chi è senza peccato (ma solo lui), scagli la prima pietra !
Chissà quanti di quei genitori che non pagano la retta fumano come turchi.
Si parla di rette da 2 euro al giorno contro i 4 euro che sperperano in fumo.
Considero il fumo per non parlare di altri vizi evitabilissimi.
Papa Razzi
Forse l’aziendalizzazione dei servizi pubblici sarebbe un pochino da rimeditare