Abruzzo, ad un anno dal sisma

Abruzzo, ad un anno dal sisma E’ passato un anno dal in che ha raso al suolo il centro storico dell’ e i centri vicini.
Ci ritroviamo a dodici mesi dall’Apocalisse con alcune situazioni che sono cambiate e altre che sono rimaste invariate.
Innanzitutto abbiamo una Pezzopane in meno, fatta fuori dalle recenti elezioni provinciali che hanno visto prevalere nettamente il candidato del PDL sulla pasionaria del terremoto.
Nonostante le proteste strumentali e intrise di ideologia sembra che i cittadini dell’Aquila abbiano alla fine scelto chi per loro ha fatto e non solo sbraitato.
Non è però un assegno in bianco, tutt’altro, anche perché il bello o forse il brutto viene ora. Sì perché è pur vero che il governo guidato da Silvio Berlusconi in tempi brevi (qualcuno contesta il termine “record” quindi non lo uso) ha costruito un quartiere di case nuove nelle quali alloggiare gli sfollati ed è pur vero che le tendopoli che rischiavano di essere affollate anche durante l’inverno sono state sgomberate, ma rimane un grandissimo lavoro da fare, soprattutto per liberare il centro storico.
La palla ora passa alle amministrazioni locali che hanno ovviamente bisogno di soldi, molti soldi.
Parliamo anche di qualche flop, o di quello che fino ad oggi si è rivelato tale. Vi ricordate la lista di nozze? L’elenco di opere storiche che i diversi paesi europei e l’USA dovevano prendersi carico di ricostruire a favore degli abruzzesi? Beh, non sembra abbia avuto successo, perlomeno per ora.
Per molti abbruzzesi da quel giorno è cambiato tutto anche perché molti di loro hanno perso i propri cari oltre che la casa. Difficile dimenticare, difficilissimo lenire le ferite, non c’è Bertolaso che tenga ma sarebbe onesto riconoscere che tanto la Protezione Civile e il Governo hanno fatto.
Per questo motivo le proteste a suon di carriole sono giustificabili ma non condivisibili. Il centro storico dell’Aquila è una di quelle situazioni che non sono variate, ancora ricolmo di macerie è pressochè identico al giorno dopo il , immobile.
Gli aquilani sanno che dalla rimozione delle macerie e dalla ricostruzione del centro riparte tutta la rinascita culturale ed economica della città e anche il cammino verso il rientro ad una vita normale, vedere che nulla si muove ovviamente fa crescere l’angoscia.
Loro e solo loro, hanno il diritto di pretendere attenzione e di non essere abbandonati, gli altri, tutti quelli che ronzano intorno in modo strumentale sono invece gli dell’informazione, quelli che cavalcano la protesta a fini politici, non meno peggio di coloro che nottetempo si intrufolano nelle case distrutte per rubare le ultime cose rimaste intatte.
Non sono mancati i servizi giornalistici “” e ci mancherebbe che non dovessero esserci ma a guardarli bene, con attenzione, si nota dalla confezione chi ha veramente a cuore la cronaca e le storie di quell’avvenimento e chi continua a cavalcare il dolore e la protesta.
Tutto nasce sempre dal solito equivoco di fondo legato al giornalismo e all’informazione, il monumento al giornalista con la “schiena dritta”, quello che secondo molti è colui che si oppone al governo, in realtà invece la schiena dritta è quella che racconta la verità così come è, le cose cattive e le cose buone indipendentemente che le abbia fatte il Governo o l’Opposizione. Troppa scoliosi nell’informazione italiana.

symbel (redattore)

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2 Risposte

  1. Damiano scrive:

    Alla fine l’unica cosa vera di queste vicende è che dopo un terremoto le cose non tornano più come prima da un punto di vista architettonico: chi ricordava le piazze e le case di un tempo se le dovrà dimenticare

  2. Gargolla scrive:

    già il fatto che non ci sia più la Pezzopane è un segnale che stanno smantelando le macerie

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