Glee, il musical che fa impazzire gli USA

Glee, il musical che fa impazzire gli USA Gli Stati Uniti d’America sono da sempre la culla dei più famosi e sfarzosi della storia dello spettacolo, basti pensare a quanti sono stati sfornati dalla fucina di Broadway.
Musical teatrali o televisivi poco importa, il successo di questo genere televisivo che a molti europei non affascina in america conquiste folle di utenti.
La formula fortunata e collaudata nel tempo prevede sempre una buon mix tra storie d’amore, balli ritmati e belle canzoni interpretate da attori affascinanti per aspetto e dalla voce suadente.
A questa regola non sfugge nemmeno il ramo più redditizio di questo genere che è quello indirizzato agli adolescenti e che trova rappresentazione televisiva e, a successo consolidato, spesso anche cinematografica.
Fino ad ora però mettere in piedi un musical di successo significava anche sceneggiature e soprattutto colonne sonore originali. Basti pensare, per non andare troppo indietro nel tempo, al successo planetario di High School Musical non solo in tv e al cinema ma anche nei negozi di dischi con la colonna sonora e con gadgettistica varia.
invece, il musical che sta spopolando in USA e, ora che viene trasmesso dalla tv satellitare, anche in Italia, sfugge anche a questa consuetudine e non punta nemmeno sull’originalità della trama.
Un professore di spagnolo alla William McKinley High School, vorrebbe resuscitare un gruppo di canto e ballo storico della scuola che si chiama Glee, ma questa attività extrascolastica non interessa troppo gli studenti che preferiscono di gran lunga fare le cheerleader o giocare nella squadra di football. Il docente non demorde e riesce attraverso dei rocamboleschi provini a formare un gruppo variegato di “sfigati” di talento.
La serie tv si sviluppa poi nel fromato musical (molte parti cantate e poche recitate) seguendo le vicende dei singoli studenti protagonisti.
Dove sta la differenza con i musical o serie simili del passato?
La differenza sta nel fatto che le musiche e i brani cantati dai protagonisti sono tutte arcinote, brani che hanno popolato le classifiche recenti del pop internazionale. Brani di artisti come Rihanna, Robbie Williams, Beyoncè ma non solo anche pezzi storici dei Queen o di Michael Jackson, naturalmente leggermente riarrangiati e reinterpretati secondo le doti vocali (comunque notevoli) degli attori.
Una formula vincente che trascina non solo gli adolescenti. Dopo qualche minuto di visione viene la tentazione irrefrenabile di canticchiare con i protagonisti i motivi musicali noti.
La serie e politicamente corretta, tratta il tema del bullismo, della discriminazione razziale, della disabilità ma stranamente riesce a non essere insipida e sdolcinata.
In Italia, inutile ripeterlo, siamo un’altra generazione indietro, l’unica serie che un po’ si è avvicinata (ma pochino pochino) è “tutti pazzi per amore” anche se lì i protagonisti sono in evidente playback.

symbel (redattore)

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