E’ un dilemma che affligge molti malati terminali e i loro cari: è giusto vietare l’eutanasia?
La polemica ritorna ad ogni caso di eutanasia particolarmente mediatico, come lo sono stati i casi di Piergiorgio Welby o Eluana Englaro, e ora capita per un nuovo caso accaduto in Inghilterra.
Infatti le dichiarazioni del presentatore radiofonico e televisivo della BBC Ray Gosling, che ha dichiarato di aver tolto la vita al proprio compagno malato terminale di AIDS soffocandolo con un cuscino, hanno instaurato delle forti polemiche in terra d’albione, che si sono trasformate nell’arresto del reo confesso omicida (secondo la legge inglese). Il conduttore, che non ha rivelato ne l’identita della vittmina ne quando il fatto fosse accaduto, ha fatto sapere che tra i due esisteva un tacito accordo per porre fine alla vita dell’altro in caso di malattia terminale. Ora rischia fino a 14 anni di carcere.
Nei tempi antichi la cosa era tollerata tanto che esisteva una figura specifica deputata a far finire le sofferenze delle persone in fin di vita: nei villaggi rurali sardi questa persona in genere era una donna chiamata “S’accabbadora” , la finitrice.
Ma allo stato attuale è giusto terminare arbitrariamente una vita, andando contro la legge di Dio (e non solo) , ma evitando ulteriori sofferenze al malato e ai familiari?
E allargando il discorso è giusto l’accanimento terapeutico per cercare di salvare, ai limiti del possibile, un malato dalla morte?
Purtoppo è una cosa che forse si capisce solo quando sul letto dell’ospedale ci sta qualcuno di molto caro, e forse le convinzioni religiose sempre seguite, iniziano in quei momenti a diventare strette…