“Calpesta il paralitico, molesta il paraplegico, danneggia lo psicotico, travolgi il catatonico. Negagli il posto in autobus, spingilo in mezzo al traffico, segagli le bretelle della sua nuova sedia a rotelle” così cantava Freak Antoni nel ’93 contro i falsi buoni sentimenti nei confronti dei portatori di handicap.
Sono passati più di tre anni da quando i pm chiesero quattro condanne ai dirigenti di google riguardo al video che mostrava le vessazioni di un povero ragazzo ritardato, video presente in google video e postato da un suo compagno di classe. Qualcuno si ricorderà l’episodio. Era uno dei primi video di questo tipo, dove il bullismo ed il sesso uscivano dall’aula per venire condivisi e fornire un quadro di gioventù poco edificante. Non mi soffermerò sugli aspetti morali della vicenda, ne ghignerò su essa come freak Antoni, alfiere del cattivo gusto intelligente.
Le richieste di condanna riguardano per la prima volta google, reo di non avere vigilato abbastanza e di non avere rimosso tempestivamente il video. L’handicappato andava vessato con un po’ più di discrezione. Un po’ come se per la strage di Novi Ligure nel banco degli imputati fosse presente il solo lo Chef Toni, coi suoi coltelli fin troppo efficienti, anziché Erika De Nardo.
Siamo alle solite, si rischia di criminalizzare internet e i suoi servizi anziché i veri responsabili della vicenda, oltretutto impiegando più di tre anni per emettere una sentenza per un processo piuttosto semplice, che non prevede una grande raccolta di dati e di perizie. Non che si voglia sposare la pezza del processo breve, semmai richiamare l’ANM a produrre fatti che accompagnino le risposte sdegnate.
Calpesta il paralitico
Martin Sileno (redattore)