E Rutelli va via dal PD. Le migrazioni del mascellone non sono una novità. Lui come le rondini è avvezzo agli spostamenti ad ogni primavera politica ma il dato rilevante è l’uscita allo scoperto dei malumori degli ex centristi verso quella che sembra una decisa virata a sinistra del Partito Democratico. Pier Luigi Bersani incassa attestati di stima da più parti, persona seria e rigorosa, il ministro più apprezzato della breve era prodiana, si dice ammirato e al contempo temuto dallo stesso Silvio Berlusconi. Eppure la sua politica sembra segnata: ripiantare l’Ulivo-Unione sradicato brutalmente da Veltroni (e Mastella). La ricostituzione dell’Armata Brancaleone antiberlusconiana sembra la scelta più fruttifera nel breve termine. La prima era del PD, quella della vocazione maggioritaria, del “corriamo da soli”, fu indubbiamente coraggiosa e lungimirante ma troppo visionaria in un contesto politico dove solo un cataclisma avrebbe potuto riportare immediatamente al governo il partito di Romano Prodi. Lo stesso Walter capì l’antifona e poco dopo smentì il proprio credo andando ad imbarcare Di Pietro con una mossa controproducente soprattutto in ottica futura. Veltroni avrebbe dovuto giocare da mediano, sapere in cuor suo che la sconfitta era certa e quindi lavorare per il futuro senza cercar gloria personale. La simbiosi dipietrista non cambiò le sorti delle elezioni ma diede il via alla vampirizzazione del PD da parte dei giustizialisti dell’IDV creando una spina nel fianco per tutti i futuri segretari. Un altro effetto positivo della visione veltroniana fu l’annientamento della sinistra radicale, che col suo cartello elettorale Arcobaleno non trovò spazio in Parlamento. Sappiamo bene quanto le forze riformiste di sinistra abbiano sempre sofferto la costola radicale, gli irriducibili del Comunismo, e stavolta sembrava davvero aver segnato il punto decisivo. In questo senso Rutelli ha ragione: ricostruire un’alleanza che va dalla Binetti a Ferrero mettendoci dentro IDV, radicali, verdi e chiunque individui in Berlusconi il proprio nemico pubblico può avere un riscontro elettorale ma volta le spalle al futuro del Paese che inevitabilmente sarà senza Berlusconi. Ora più che mai il PD dovrebbe trovar la forza di proporsi come partito capace di guidare il Paese, tanto che una ricandidatura di Berlusconi a 77 anni pare inverosimile e le urne quasi sempre bocciano i governanti premiando l’alternativa,fedeli al motto “piove, Governo ladro”. Bersani, per quanto capace, potrebbe ritrovarsi nelle stesse sabbie mobili di Prodi e ridare linfa a quei nanetti che attualmente muoiono d’inedia. Dal canto suo Rutelli punta dritto su Casini, nell’eterno miraggio del Grande Centro. Basteranno i due belli della politica italiana per resuscitare la grande balena? Staremo a vedere.
Rutelli se ne va
Rudy Basilico Turturro (redattore)
Casini è solo una fase. Rutelli prima o poi approderà in Forza Nuova, previo passaggio nel PDL.