Minzolini non è da solo

Qualche tempo fa, buona parte della stampa di sinistra attaccava l’operato del direttore del Tg1 Augusto , reo di non aver dato una notizia scomoda.

Eppure la stessa stampa di sinistra ha appena fatto la medesima cosa. Si tratta della nascita di un nuovo giornale di sinistra, Il Fatto,  diretto da Antonio , che conta firme importanti come quelle di Marco Travaglio, Sansonetti,  Furio Colombo, Oliviero Beha e che approda finalmente in edicola, il 23 settembre.

Un giornale di parte, schierato, con una precisa linea politica diranno a destra, ma i giornali di quella parte politica hanno dato la notizia della nuova testata.
Elogi sul Foglio, articoli su Libero e sul Giornale, un po come hanno giornali piu indipendenti come il Corriere, e comunque come hanno fatto un po tutte le testate.

 
Gli unici che non hanno dato la notizia sono quelle testate che temono di perdere lettori da parte del nuovo quotidiano, come l’, la e  .
Sembra una cosa corretta, specie da chi ormai nelle pagine del proprio giornale fa politica, più  dell’opposizione di governo, dal quale mutuano i propri elettori?
E’ un brutto segnale di paura nei confronti di giornalisti, che seppure criticabili, sono una voce importante e di democrazia, specie per chi si fregia del nome  di democratico nel nome del proprio partito.

E che a dirlo sia qualcuno che non simpatizzi per l’area sinistra del parlamento fa ancora piu riflettere…

Brian Boitano (redattore)

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1 Risposta

  1. symbel scrive:

    Il fatto che la nascita di un nuovo quotidiano a sinistra non venga commentata dai quotidiani sopracitati è un po’ sorprendente per due motivi. Il primo è che alla fine si fa meno clamore commentando la notizia, magari in tono minore piuttosto che fare clamore non commentandola per niente, il secondo è che sia Repubblica che la Stampa dovrebbero ambire a un target di lettori diverso rispetto ai colleghi un po’ più “estremisti” e quindi questa presa di posizione ufficializza ancor di più che i due grandi quotidiani temono di veder ridimensionato il loro “lavoro” di opposizione.
    Eppure io non credo che sia un comportamento dettato dalla paura (che c’è), penso piuttosto che sia un segnale, un segnale di guerra. Ai lettori e tanto più agli italiani la guerra interna fra le testate antiberlusconiane credo interessi poco, ma è indubitaile che invece nel mondo del giornalismo il nuovo quotidiano che nascerà mercoledì pesterà i piedi a molti e creerà parecchi malumori.
    Non è detto poi che chi oggi non ha riportato la notizia non possa rimediare in questi due giorni che ci separano dal varo.

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