Asus Eeepad Transformer, figlio di un tablet minore?

Asus Eeepad Transformer, figlio di un tablet minore? Alla fine ho ceduto, l’ho scritto più volte anche qui su Moschebianche, mi sono comprato un .
Per non esser uno che predica bene e razzola male ho seguito lo stesso ragionamento che io stesso ho proposto basando la scelta su quello che realmente mi serviva in questo momento, essendomi spirato tra le braccia il mio vecchio netbook 9 pollici con processore Atom dell’età di 3 anni, utilizzato fino allo sfinimento e alla consunzione.
Una volta fatti tutti i ragionamenti del caso, inutile dirlo, anche il prezzo ha avuto il suo ruolo, fondamentale direi.
Insomma alla fine mi sono comprato un TF101, modello base da 16GB senza 3G e senza tastiera che poi è quella che lo fa chiamare “transformer”.
Ad un mese dall’acquisto posso ritenermi un utente pienamente soddisfatto, in alcuni casi mi son detto sottovoce persino “però, pensavo peggio”. Non ho mai avuto ed utilizzato un per un mese intero ma mi sento di dire di aver risparmiato più di 100 euro per un dispositivo che è pressapoco come un primo modello per quanto riguarda peso e dimensioni ma in più ha il GPS e lo schermo IPS identico all’ 2.
Il tablet ha sostituito più che degnamente il povero defunto netbook e devo dire che non sento nemmeno la mancanza della piccola tastiera fisica mentre apprezzo la maggiore durata e il sistema operativo aggiornatissimo all’ultima versione grazie ai firmware tempestivamente rilasciati da Asus.
L’uso che ne faccio io è prevalentemente domestico quindi sul divano, a letto e in tutti i luoghi dove si passa un po’ di tempo seduti… ehm… devo specificare di più? Ci siam capiti.
Ma, c’è un ma. Qualche giorno fa ho fatto fare al mio “bambino” ben riposto nella sua custodia modulare in pelle, la sua prima uscita pubblica in un contesto conviviale e, come era prevedibile vista la brillantezza del suo pannello, ha attirato inizialmente la curiosità dei miei commensali… inizialmente.
Sì perché così inserito nella custodia che ne copre il brand, che falsa lo spessore e occulta le rifiniture dello chassis, tutti facevano la stessa domanda: è un iPad?
Alla risposta “NO, è un tablet android uguale all’iPad”, che non è una bugia ma la realtà, tutti sembravano delusi, la curiosità calava, l’interesse scemava come se avessi in mano una di quelle imitazioni made in China tanto care agli utenti di Ebay.
Utilizzando principalmente il mio dispositivo portatile per lavorare, leggere e frequentare i social network, quasi sempre a casa e come secondo pc non mi sono adombrato più di tanto, non devo fare sfilate di moda con il tablet ignudo sotto braccio, ma la situazione mi ha fatto riflettere.
Il marchio conta, tanto più se quel marchio è una mela morsicata e chi vi si approccia non è un esperto di processori, multitasking e overclocking ma vuole solo “quella tavoletta con lo schermo lucido dove invece della tastiera ci passi le dita e c’è un app per tutto”.
Anche questo Steve Jobs ha portato nel mondo della tecnologia e sinceramente, per questo, non mi sento di ricordarlo con i lacrimoni agli occhi.
Non so se Steve Jobs è andato in Paradiso, stia espiando qualcosa in Purgatorio o urlando all’Inferno ma mi piace pensare che al momento del giudizio qualcuno gli abbia detto: “beh, bando alle ciance, veniamo al sodo”.

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symbel (redattore)

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