Il modo migliore per assistere alla trasmissione “Vieni via con me” del duo Fazio-Saviano è quella di guardarsela a pezzetti su Youtube. Che piaccia o no una prima serata da oltre 9 milioni di telespettatori è un evento e al di là dello snobismo, della contrarietà e della massima avversione nei confronti dei due sopracitati, non si può evitare di guardarla.
La trasmissione così come è confezionata non funziona, è troppo pesante, noiosa, senza nessuno scatto e si capisce subito dove va a parare. I dati mirabolanti di ascolto non sono indice della qualità dei contenuti quanto dell’appeal di uno dei protagonisti ovvero Roberto Saviano (avrebbe potuto illustrare anche l’elenco telefonico che i suoi adepti avrebbero ugualmente seviziato la macchinetta dell’auditel) , il mix di ospiti ad hoc e l’attesa condita di polemica dei giorni che precedono e seguono la messa in onda.
Dietro “Vieni via con me” c’è un gruppo di autori di tutto rispetto che in passato hanno collaborato con Fabio Fazio e che lasciano pochi dubbi circa il proprio orientamento ideologico e si vede. Tra tutti spicca il nome di Michele Serra. Sarebbe facile bollarlo come la Mecca del radical chic con un termine un po’ abusato ma è così.
Il prodotto in ogni secondo che si trascina stancamente porta la firma di Fabio Fazio per il ritmo (scialbo) e tutta la sua nostalgica prosopopea così che per un attimo a sentire gli elenchi letti da Bersani e Fini il tempo si ferma, al secolo scorso.
Benigni nella prima puntata ripropone il format vincente ma poco coraggioso del monologo ma appare un po’ stanco tranne qualche guizzo e qualche battuta efficace ma niente a che vedere con il robertaccio che metteva a soqquadro il varietà del sabato sera. Il fatto di ironizzare sul concetto che senza Berlusconi lui e altri da lui citatai avrebbero molto meno lavoro è un escamotage simpatico ma sostanzialmente (e per loro tristemente) vero.
Saviano fa il compitino e come hanno detto critici ben più quotati (Aldo Grasso ad esempio) parla della camorra come Piero Angela che illustra un video sulle catacombe. Alla fine, nella prima puntata, la cosa migliore è stato Vendola che leggeva una lista sui vari modi di epitetare un omosessuale, e ho detto tutto.
Nella seconda messa in onda ci si palesa come visione mistica un Saviano che la fa abbondantemente fuori dal vaso accusando la Lega di collusione al nord con la malavita dimenticandosi di tutti gli altri esponenti degli altri partiti che a vario titolo, al Nord e in particolare a Milano, “collaborano” con la camorra. Vabbè, ha generalizzato, ma generalizzare per generalizzare perché fermarsi sul particolare “Lega”? Mah!
Tralascio il passaggio strappalacrime da tv del dolore firmato dal duo Welby-Englaro per rispetto di chi non c’è più e disprezzo per chi ancora, non pago, ne sfrutta la memoria. Commozione e lacrime d’oro.
Il giudizio finale quindi su un evento televisivo che fa grandi ascolti sulla Rete 3 non può essere del tutto negativo, nonostante la lentezza e la noia è un qualcosa di nuovo nel panorama televisivo e si basa soprattutto sulla forza dei suoi ospiti e sulla mitologica figura (suo malgrado) di Saviano il tutto speziato da un marcato spirito antiberlusconiano che di questi tempi non guasta mai.
Per raggiungere l’optimum sarebbe bene che i responsabili del programma la smettano di dire in giro che è un programma culturale, non si nascondano dietro un dito e parlino chiaramente di trasmissione squisitamente politica, non c’è nulla di male!
Vieni via a buon prezzo
Sergio Puntiglio (collaboratore)