Gira voce che l’entourage del concorso che ogni anno incorona la ragazza più bella d’Italia abbia una bella gatta da pelare o meglio (o peggio) un gattone. Si dice che tra le 63 partecipanti (60 + 3 di riserva) ci sia anche un transessuale.
E che problema c’è?
Il trans l’abbiamo visto a Porta a Porta, intervistato in tutti gli appuntamenti di approfondimento giornalistico, fidanzato di un presidente della regione persino abilitato a salire e scendere nei palazzi della regione, finanche autorevole componente della Camera dei Deputati tra i banchi della maggioranza.
Il trans ormai è p(a)ne di tutti i giorni, sdoganato alla grande nei salotti buoni, dipinto come oggetto nascosto del desiderio dell’uomo italico.
Peccato che il regolamento della chermesse abbia un comma che imponga alle partecipanti di essere nate donna. Non si capiscono questi bizantinismi, perchè mai ad un concorso per la più bella ragazza d’Italia le concorrenti devono essere donne?
La precisazione, fino ad allora nemmeno pensata perchè giustamente facente parte della sfera dell’ovvio, fu introdotta nella costituzione del regno di Mirigliani nel 1992 in seguito alla scoperta che tra le donzelle in fila alle terme ce n’era una con la marcia in più (e la cloche era visibile).
La notizia al momento è a livello di indiscrezione pruriginosa e tutta da verificare, si sa però che si sta indagando per capire se ha un fondamento di verità. Il tutto sembra però una scusa per affrontare ancora una volta l’argomento partendo appunto da una provocazione.
La legge italiana stabilisce che l’operazione ai genitali per il cambio di sesso comporti anche la registrazione su tutti i documenti di tale modifica tranne che nell’atto di nascita, ultimo documento che in ogni caso rimane come prova del sesso alla nascita del cittadino. A quel dato si appella il regolamento di Miss Italia.
Le reazioni sono state le più svariate. Ovviamente hanno parlato i conduttori e gli organizzatori che hanno bollato come bufala la notizia (non credo se ne occuperà Paolo Attivissimo in ogni caso) ma hanno aperto ad un’auspicabile (secondo loro) e possibile modifica per il futuro nel segno dell’apertura… Ha parlato naturalmente Vladimir Luxuria che ha ricordato che fu proprio il caso del 1992 a sancire l’introduzione del comma nel regolamento ma anche l’inizio del concorso di Miss Trans tenutosi pochi giorni fa. Platinette invece non auspica un cambio del regolamento ma rilancia con un’altra provocazione: “se proprio si vuol mettere alla prova la voglia di modernizzare e dare una scossa al pudore degli Italiani allora che si aggiunga una sezione “trans” al concorso così come è, trasmesso in diretta sulla Rai”.
La vicenda ricorda tanto, anche se alla lontana, il caso di Denny Mendez, la ragazza di colore che vinse Miss Italia non tanto perché era la più bella quanto perché due giorni prima della finalissima scoppiò una polemica circa i suoi tratti somatici non tradizionalmente italiani. In quel caso, come in questo, chi sollevò il problema venne lapidato seduta stante dagli stessi che osannano oggi il dissenso su ogni cosa.
In quel caso ci sarebbe stato da dire non tanto per la purezza della razza italica della vincitrice quanto per il fatto che la diversità è da alcuni talmente accettata che diventa lasciapassare per la vittoria, atteggiamento che rimarca in modo spietato ancora di più proprio quello che si vorrebbe idealmente combattere, la discriminazione.
Si vedranno le 60 miss sfilare in costume da bagno e chissà quanti butteranno l’occhio per scorgere asperità o dossi non previsti o previsti e mancanti, un giochino in più per attirare l’attenzione su un concorso che mostra la corda e ogni anno che passa presenta al pubblico italiano ragazze che nel mondo reale non esistono.
I tempi ormai sono maturi, dopo il festival della Canzone Italiana di Sanremo vinto da non-cantanti faremo l’abitudine in futuro anche all’elezione della donna più bella d’Italia che non è donna.
Il trans a Miss Italia
symbel (redattore)