Un passo alla volta verso la forca

Un passo alla volta verso la forca Il ministro per lo sviluppo economico è stato condannato con sentenza definitiva per evasione fiscale, anzi no, è stato condannato solo in primo grado per evasione fiscale, anzi no è iscritto al registro degli indagati per evasione fiscale, anzi no è testimone in un caso di evasione fiscale, anzi no è chiamato a rispondere come persona informata sui fatti.
Quindi secondo l’Italia dei Valori si deve dimettere.
Abbiamo spostato l’asticella ancora più in alto.
Scajola probabilmente è colpevole di avere dichiarato il pagamento di una casa che si affaccia sul per un valore di 600.000 euro quando in realtà in quella zona, in quel periodo, una casa di 180 metri quadri simile alla sua costava almeno 3 volte tanto. Il sospetto è che abbia dichiarato un valore inferiore per pagare meno tasse pagando il resto tramite 80 sottobanco. Se poi si inquadra la vicenda nel contesto di nomi di personaggi illustri coinvolti nello scandalo degli appalti pubblici con bustarelle il gioco è fatto.
Se fosse vero quello che scrivono i giornali e in particolare Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ci sono pochi dubbi sulla sua colpevolezza, però… però… siamo sempre alle solite.
Che nazione è quella che processa i suoi governanti sui giornali?
Se si può discutere sull’opportunità o meno delle dimissioni nel caso un politico venga indagato con la tesi (che è una scusa per mascherare l’istinto forcaiolo) che è meglio lasciare gli incarichi per impegnarsi nella difesa, come si giustifica una richiesta di dimissioni per essere per ora semplicemente una persona informata sui fatti?
Se fosse confermato che il ministro ha compiuto degli illeciti per l’acquisto della sua casa è giusto che paghi fino all’ultimo, intendiamoci, ma non è più tollerabile che il processo nella aule di tribunale avvenga solo alla fine di un processo mediatico e politico.
Io mi auguro che Claudio Scajola non si dimetta adesso e che si dimetta quando la sua condizione giudiziaria verrà ritenuta incompatibile con la sua carica politica, se mai avverrà, ma questo devono stabilirlo solo ed esclusivamente i giudici, gli stessi giudici che vengono osannati da chi oggi straparla di dimissioni.
Da un sistema dove nessuno si dimette, anche quando è giudicato colpevole al primo grado di giudizio, ad uno scenario dove si pretendono le dimissioni ad ogni sospetto nemmeno suffragato dagli inquirenti il passo è veramente troppo grande, così si rischia lo strappo.

symbel (redattore)

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1 Risposta

  1. Mason scrive:

    Pienamente daccordo sulla deriva dei quotidiani e sul loro utilizzo, e non è una novità il mio pensiero.
    Assolutamente in linea con la linea garantista: chi è colpevole paghi, ma fino a quando la colpevolezza non è comprovata non si capisce perchè la linea nei suoi confronti debba essere quella giustizialista.
    Controverso invece il discorso dimissioni, in quanto un giudizio esaustivo può essere dato solo a fronte di un iter giuridico completo: ovvero se il ministro è colpevole e non rassegna le dimissioni, e poi si scopre colpevole, avrà indebitamente goduto benefici coperti da infamia alle nostre spalle. D’altra parte, qualora fosse il contrario, perchè privarsi della professione e annessi e connessi se poi si risulta innocenti?
    Il fatto è che politici e magistrati sono due maledette caste al limite dell’impunità (bhè nel caso della magistratura ben oltre il limite, come dimostra l’ampia documentazione contenuta nel libro di Livadiotti “Magistrati – L’ultracasta).
    Facciamo così: il magistrato può imporre le dimissioni, ma in caso di assoluzione al termine dell’iter giuridico bisognerà corrispondere al politico il danno subito, ed al magistrato verrà comminata una pesante sanzione.
    Al rovescio della medaglia, il magistrato può lasciare libertà di scelta al politico (la distinzione potrebbe essere fatta a priori in base a specificatamente identificate categorie di reati), ma vale la regola a rovescio per il politico: se manterrà i suoi privilegi e poi dovesse essere dimostrata la sua colpevolezza, dovrà restituire agli italiani (con gli interessi!) quanto indegnamente beneficiato.
    Sarebbe carino così, no? Non fosse altro che dovrebbero assumersi delle responsabilità sulla propria pelle sia i magistrati sia i politici. Capisco che non siano avvezzi, ma bisognerà pur provare ogni tanto qualche nuova sensazione, no?

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