Pandora che ride

Pandora che rideSu è stato già scritto tanto, come era inevitabile che fosse il film è diventato ben presto un evento a cui non si può rinunciare. Il film più costoso della storia del cinema che è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo critica e pubblico. Sono stati infatti quasi tutti molto lusinghieri i giudizi espressi sull’opera di Cameron, che certamente non lascia indifferenti per come è stato confezionato e presentato al pubblico.

Il merito di Avatar è quello di aver raggiunto uno standard qualitativo che servirà come metro di paragone per i film a venire. Eppure il rimpianto è quello di aver messo al servizio di mezzi così imponenti una favoletta ecologista che risente in maniera pesante dei 12 anni di gestazione. Sono infatti tanti i passaggi sacrificati e le incongruenze disseminate lungo la storia pur di far spazio ad un trip visivo indubbiamente spettacolare ma che rischia per presto di assuefare lo spettatore. Perché se è vero che la tecnologia aggiornata e portata a nuovo splendore conferisce una profondità agli ambienti, di contro cozza con la piattezza dei personaggi, i quali si muovono secondo binari ben stabiliti e che inevitabilmente ricadono in cliché antichi.

Il popolo Na’vi, che vive a contatto con la natura servendosi non solo di essa ma adorandola come una divinità, risulta stucchevole ma politicamente corretto. Sempre attenti a non calpestare qualche microscopico essere vivente, a non uccidere una pericolosa fiera che attenta la loro vita, eppure pronti ad imbracciare l’arco da guerra per conficcare nello sterno una freccia imbevuta da neurotossine. In pratica la versione leggermente meno intollerante degli attivisti di greanpeace.

Il messaggio anti-imperialista raggiunge il culmine nel raffigurare i terresti spietati guerrafondai, disposti a fare una guerra contro i nativi pur di procurarsi il prezioso minerale. Avidi quanto stupidi. I terrestri hanno infatti la capacità di raggiungere il pianeta che dista 4,4 anni luce dalla terra, eppure allo stesso tempo totalmente incapaci nell’imbastire una semplice campagna militare.

Il gigantesco progetto di Avatar cura minuziosamente i particolari ma soffre di un plot troppo esile, dove le motivazioni che spingono i personaggi a rischiare la loro vita vengono tralasciati, preferendo mostrare la fauna e la flora in movimento o i movimenti flessuosi di neytiri, la coprotagonista del film. Per intrattenere lo spettatore e farlo entrare in un altro mondo è più che sufficiente, ma per fare la storia del cinema non basta.

Martin Sileno (redattore)

Martin Sileno

collaudatore di illusioni, menefreghista e blogger

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3 Risposte

  1. hugenin scrive:

    Diciamo pure che Avatar e’ una cagata pazzesca, un gigastesco imbroglio dove la storia poteva essere scritta da un bambino di 5 anni, ai danni dei gonzi come me che si sono fatti fregare dal “non puoi non andarci”.
    Puoi non andarci, eccome.
    Se ti interessa il 3d vai a vedere “piovono polpette”.

  2. Brian Boitano scrive:

    se da una parte la trama ha molto di scontato (un pocahontas post moderno se vogliamo), la realizzazione è fantastica: gli effetti speciali, la cura nei piu minimi dettagli fanno capire il perche è il film piu costoso mai realizzato (e ci credo per ogni minimo dettaglio, basta vedere nei titoli di coda, ci ha lavorato un team variabile dalle 4 alle 50 persone, tra cui parecchi italiani)

    tralaltro è un film da vedere al cinema in 3d per via del fatto che il 3d non è al momento ancora fruibile in ambiente domestico, specie con la stessa resa del cinema, mentre vederlo in 2d , anche per via delle trama abbastanza scadente, non ha molto senso.

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