Zelig oramai non è più solo uno spettacolo di cabaret di quelli classici che vedono avvicendarsi sul palco comici che intavolano il proprio monologo e poco più. Zelig oramai è un vero e proprio varietà con tanto di balletti, medley musicali, esibizioni di contorsionisti e ginnasti ospiti d’oltreoceano, musica dal vivo con l’orchestrina e gare di solidarietà.
Negli anni Ottanta, agli albori della TV commerciale, il cabaret milanese si è imposto di prepotenza sulla scena televisiva e in prima serata grazie soprattutto alla genialità di Antonio Ricci che nella trasmissione Drive In era riuscito a condensare quello che poi si rivelerà il meglio della comicità da cabaret nostrana.
E’ vero che le reti Rai hanno sempre ospitato programmi comici che a loro volta hanno fatto da culla a importanti figure della risata poi approdati anche al cinema ma Drive In gli ha resi commerciali, li ha masticati per tutti sputandoli in modo volgare, nel senso popolare del termine, attraverso il piccolo schermo.
Ma torniamo a Zelig, andato in onda ieri in prima serata su Canale 5 con la seconda puntata, con il solito successo di ascolti dopo il grande riscontro del debutto la scorsa settimana.
Al di là di uno spettacolo che si erge al di sopra del livello infimo dei prodotti televisivi di questo periodo non ci si può esimere dal dire che la qualità dei comici presenti è decisamente scaduta.
Gli unici comici salvabili sono i pochi che giocano sull’originalità, ma anche questi sorprendono più per questo aspetto che per il numero di risate spontanee che riescono a strappare.
A chi fanno ancora ridere le vicende tragicomiche della coppia? Le cabarettiste che parlano dei difetti degli uomini e i comici che parlano di quelli delle donne? La scipìta satira politica ormai superata dai fatti della cronaca politica che fanno molto più ridere? Suscita ilarità lo sketch con la scrittura della lettera sgrammaticata sotto dettatura copiata e ricopiata nei secoli dall’insuperabile originale di Totò e Peppino? O il mago pasticcione? O il napoletano che satireggia sui vizi e le virtù dei suoi concittadini?
Forse fa ridere a chi ha la memoria corta e poche pretese, chi in fondo vuol solo vedere qualcosa di diverso-
Gli unici che si salvano dalla banalità sono appunto gli originali comici che ad esempio vestono le parole di una canzone nota con melodie di altri brani famosi o il monologhista che parla in terzine o gli storici fuoriclasse, Enrico Brignano e Gene Gnocchi su tutti, molto meno Bertolino e Gioele Dix per i quali si ride quasi per riconoscenza un po’ con lo stesso spirito con cui si comprano gli ultimi dischi di Baglioni.
E quindi memori del Drive In anche a Zelig le risate fioccano ad ogni frase buttata giù con il tono di una conclusione di battuta a volte anche difficile da riconoscere. In Drive In le risate erano registrate, a Zelig invece si sentono quasi come dovute visto il contesto e la bravura (questa sì difficilmente contestabile) dei conduttori.
Ma è meglio la risata di circostanza di quella registrata?
Zelig, una risata vi seppellirà
symbel (redattore)