I risultati del weekend natalizio, da sempre grasso che cola per le major di Hollywood, bastonano il nuovo lavoro della Disney “La Principessa ed il Ranocchio”. Esito a sorpresa a legger i commenti degli addetti ai lavori, che su questo lavoro dal gusto retrò scommettevano ad occhi chiusi. Il film d’animazione era atteso per vari motivi. Alla Disney, felicemente partner della acclamata Pixar, non bastava più incassare tanti bei dollaroni dai simpatici cartoons della casa di produzione della bajour. Un semplice studio di settore evidenzia che la gente comune fa una netta distinzione tra i film della Pixar e quelli della Disney, come fossero due cose differenti. Alla casa madre il successo dei film Pixar non può che far piacere (UP è l’ennesimo campione d’incassi) però in ottica futura erodere lo storico marchio anche in termini di marketing e fascinazione può rivelarsi una tattica errata nel lungo periodo. Così per ricreare la magia dei grandi classici vengono richiamati gli autori della Sirenetta, rispolverato il disegno 2D e rimessa mano alla tradizionale icona della principessa, solo più al passo con i tempi obamiani (quindi in versione colored). Canzoni, un classico della letteratura, una storia d’amore. Gli ingredienti c’erano tutti. Ma dopo un inizio discreto, la pellicola è appassita ben presto ed a oggi faticherà a raggiungere perlomeno il break even point (pareggio tra costi e ricavi). Lo stupore è tanto. Eppure la ragione potrebbe essere fin troppo banale. Oggi i cartoni devono far ridere, formula che attrae i piccini ma non dispiace ai grandi che accorrono a frotte a vedere le strampalate avventure di Scrat o le perculate di Shrek. Non è più tempo di musical, di canzoni d’amore. E’ tempo di duomi volanti, quindi in un’epoca in cui non c’è niente da ridere è saggio rifugiarsi nella risata in 3D. Perchè la tecnologia è un altro ingrediente vincente, sia nei negozi che nelle sale. A Christmas Carol secondo me non avrebbe avuto così tanto successo se non per gli eccezionali effetti d’animazione che hanno trasformato Jim Carrey in Scrooge. Allo stesso modo l’Avatar di Cameron galoppa verso i record di Titanic anche e soprattutto grazie ad una realizzazione studiata in ogni sua fase per essere tridimensionale. A reggere il passo solo uno Sherlock Holmes che mena fendenti e ironia in egual misura, e in casa nostra l’immancabile cinepanettone di De Sica. Non c’è posto per la matita, non c’è posto per i troppo facili buoni sentimenti, per le nenie che (diciamocelo) hanno rotto i coglioni sin dai tempi di Pocahontas. L’unica rana con cui la gente vuol avere a che fare è quella di Vuze.
La rana sbagliata
Rudy Basilico Turturro (redattore)
quello che è cambiato oltre alla tecnica di animazione è sopratutto l’offerta, la quale è spaventosamente aumentata. il film di animazione tradizionale non è più un evento natalizio, ma si deve confrontare con tanti prodotti sfornati da case indipendenti che dal punto di vista tecnico non hanno nulla da invidiare ai colossi pixar o dreamworks