Nello sfogliare i vari giornali di questa mattina, ho assistito a uno di quei cori che piacciono tanto ai giornalisti italiani. La canzoncina faceva così: “la bomba esplosa solo parzialmente nel corridoio della Bocconi è di marca anarchica”. E tutto ciò, qualche giorno dopo il gesto squilibrato di quello squilibrato di Tartaglia. Qualcosa non quadra. Chi conosce la storia (e io credo di conoscerla) sa benissimo che l’ordigno dell’ateneo milanese non può essere attribuito alla matrice anarchica. Gli anarchici non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano, e i loro bersagli non sono scelti “a caso”, ma bensì, ben identificati da una selezione premeditata a colpire i rappresentanti del potere. Gli anarchici non piazzano bombe. Nel loro linguaggio non esiste la parole timer o “a orologeria”, esiste solo “grilletto”: è la pistola la loro unica arma d’offesa. L’Anarchia è l’ordine senza il potere, è l’uguaglianza senza governo. Chi spara nel mucchio, chi piazza le bombe, chi rivendica stragi non appartiene alla categoria degli anarchici, e se la rivendica, è usurpatore del nome. Il gesto di Tartaglia si, potrebbe essere definito anarchico. Ha colpito di fronte, senza accovacciarsi, il simbolo del potere. Momento: ho solo voluto riportare un esempio, poiché, i gesti compiuti dai pazzi, non possono avere rivendicazioni ideologiche, sennonchè, quelle dell’idiozia. Il fenomeno può diventare, ma per ora non è, molto allarmante. I giovani attuali, rivendicano, per loro natura, l’appartenenza a un qualche cosa. Tutte le nuove generazioni, giacchè esistono le società, hanno incontrato difficoltà a inserirsi in quella dei loro padri. E si sa quanto siano belli quei racconti sessantottini e settantottini narrati da chi quei momenti li ha vissuti. I giovani rivendicano la propria libertà a dispetto del tempo. Vogliono che la loro libertà gli sia privata per prendersela, come la lotta vista come sinonimo di vita, come diceva D’Annunzio. Vogliono essere messi in gabbia per poter evadere e colpire il carceriere. Oddio, non intendo tutti, ma di certo coloro che non stanno in prima linea, ma che vorrebbero accattivarsene lo status, si. Come ad esempio il cosiddetto gruppo anarchico “Mauricio Morales/FAI”, rivendicatore della bomba alla Bocconi. Basta leggere le prime righe del volantino di rivendicazione dell’attentato per renderlo apocrifo. Si legge che “2 kg di dinamite porteranno rivolta e distruzione” e che “chi non terrorizza si ammala di terrore”. Il primo punto da me riportato e cioè “rivolta e distruzione”, basta per rendere questi “anarchici” dei militanti della domenica della categoria, accattivandosela senza diritto. Il termine Anarchia, quando quel movimento sociale iniziava a mettere i primi germi, veniva utilizzato in termine dispregiativo per indicarne il caos, il disordine, la mancanza di armonia tra gli individui. Questa era l’Anarchia delle origini, quella antica, quella ormai superata e defunta. Il vero marchio Anarchico oggi, è da additare a coloro che cercano di portare una organizzazione sociale orizzontale, il quale, essendo priva di gradini su cui gli individui vanno a posarsi, creerà armonia tra gli individui. Quindi, se questi signori, definiscono la loro Anarchia appartenente a quella ormai defunta di William Godwin, facciano pure, ma, per il rispetto che si deve alla storia, non possiamo accettarlo. Secondo punto: “chi non terrorizza si ammala di terrore”. Come abbiamo visto, gli Anarchici non vogliono terrorizzare la folla con le bombe, vogliono viverci orizzontalmente e in armonia. L’attentato lo sarebbe stato se, anziché all’ateneo, la bomba sarebbe stata piazzata (mettiamo) a Palazzo Chigi. Quindi, a parer mio, ci troviamo a che fare con dei mitomani, sguinzagliati da un obnumilamento senile politico il quale, come abbiamo potuto assistere in questi ultimi giorni, risveglia gli animi, o meglio, fa rivendicare a questi ragazzi le stellette che i loro padri conquistarono alla loro stessa età sui campi di battaglia degli anni di piombo, e che qualcuno vorrebbe indossarle non sulle strade con le pistole, ma mentre affaccendati all’uso della polvere nera, che, con il terrorismo vero, non ha nulla a che fare, sennonchè, soltanto come brutta copia dell’originale che fu.
Il “pacco” bomba
Stefano Poma (collaboratore)