Come suicidarsi (politicamente) in poche mosse

Come suicidarsi politicamente in poche mosse

doveva essere candidato dal alle regionali campane

Toghe, malavita e politica. Potrebbe essere questo il sottotitolo al coccodrillo scritto per la Prima Repubblica e il messaggino di auguri per il battesimo della seconda Repubblica, cosiddetta per motivi puramente indicativi visto che la Costituzione, volenti o nolenti, non è sostanzialmente cambiata.
Il tintinnare di manette e la carcerazione preventiva usata come la sabbiatrice sulle incrostazioni hanno determinato una configurazione politica e istituzionale, nonchè un clima che caratterizza i tempi che viviamo.
Intendiamoci, è stato un passaggio obbligato, visto che ormai l’acqua ribolliva e il coperchio era sempre chiuso. Ad un certo punto l’acqua doveva per forza debordare dalla pentola.
Quando l’acqua esce dalla pentola la si può lasciar sfogare, pulire tutto, aggiungere un po’ d’acqua per rialzare il livello e stare attenti che non ricapiti, oppure si può pulire subito e gettare la pasta con la poca acqua che è rimasta, prima che evapori del tutto. In entrambi i casi è difficile che chi pulisce poi si tuffi nella pentola a bollire alla sua maniera o che si svuoti la pentola per ricominciare da zero.
Quello che è capitato in Italia appartiene ad un mix di queste due conclusioni.
Una classe politica azzerata, prendendo i buoni e i cattivi indistintamente, cancellando alcuni partiti, eliminando l’immunità parlamentare e sostituendo al tono stentoreo dei comizi la voce sussurrata in tribunale degli imputati e i toni inquisitori da parte dell’accusa. Accusa che poi, in alcuni casi, lasciata la toga si è tuffata dall’altra parte.
Oggi però ci si trova ad affrontare dei casi un po’ diversi e da un certo punto di vista incomprensibili, tanto da apparire inverosimili.
Il Popolo della Libertà caldeggia la candidatura di tale Cosentino alle regionali della Campania. Da più fronti interni alla maggioranza stessa arrivano voci di frequentazioni non proprio limpide del futuro candidato, si parla di e, in queste ore, arriva a Fini, presidente della Camera, la richiesta di autorizzazione a procedere in base al seguente capo di imputazione:

“Nicola Cosentino contribuiva, sin dagli anni ’90 a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista facente capo alle famiglie di Bidognetti e Schiavone (..) Da tale sodalizio Consentino riceveva puntuale sostegno elettorale…” e ancora “riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle a cui partecipava quale candidato diventando consigliere provinciale di Caserta nel 1990, consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista Forza Italia nel 1996 e, quindi, assumendo gli incarichi politici prima di vice coordinatore e poi di coordinatore del partito di Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare del 2001″ e ancora “Cosentino avrebbe in particolare «garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali».

Ora questo Cosentino è anche sottosegretario all’Economia. Io mi chiedo da garantista, ammesso e non concesso che questa accusa trovi riscontri nei fatti (lo accusano 6 pentiti) e che effettivamente si riesca a provare la sua colpevolezza (Ghedini ha già detto la sua in proposito, avevate dei dubbi?) era opportuno buttare nella mischia politica un personaggio così chiacchierato? L’unica spiegazione possibile è che nell’ambiente del PDL ci sia la totale fiducia nella purezza dell’uomo o in alternativa che il centrodestra sia una banda di masochisti suicidi.

L’opposizione non si è sbattuta più di tanto e sapete perché? Perché il annovera tra le sue fila “lo stalliere del ” ovvero, come ha scritto Marco , cito lui volutamente e testualmente (l’avessi preso dal Giornale o da Libero non avreste nemmeno letto):

Nella “nuova” del PD, fa il suo trionfale ingresso il senatore (Trapani), ex Margherita. Lo stesso a cui hanno appena arrestato l’autista-giardiniere-factotum per mafia. Lo stesso che nel 2002 ha patteggiato a Palermo 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio: era indagato per aver sistemato in posti pubblici diversi disoccupati privi dei titoli di legge, in un giro di assunzioni facili per cui sindacalisti senza scrupoli prendevano tangenti.

Ora, con tutte le precauzioni possibili e conoscendo la macchina della giustizia italiana non solo lenta ma molto spesso anche inefficiente e responsabile della morte non solo politica ma anche fisica di chi è finito da innocente sotto le sue grinfie, possibile che PD e PDL non abbiano trovato altri individui tra le loro fila da candidare o ai quali dare incarichi importanti? Lo fanno per dispetto? O perché pensano che nell’era dell’informazione e delle ravanate nella vita privata di tutti, potessero passare inosservati?
Sono perplesso, stupito e perplesso.

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symbel (redattore)

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1 Risposta

  1. Damiano scrive:

    Io invece non sono nè stupito nè perplesso e credo non ci sia bisogno di spiegare il perchè….siamo un Paese senza speranza…

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