Moralismo da social network

Moralismo da social networkLa cronaca della settimana appena conclusa è stata prodiga di episodi drammatici, che hanno avuto un grande riscontro non solo nei media, ma anche nei , che si tratti di , come di .
Come sempre, però, oltre ai messaggi di cordoglio, ce ne sono stati degli altri che hanno alimentato una vera e propria polemica. E’ quello che succede quando esistono persone che si dilettano nel fare dello stupido sulla morte delle persone.
Infatti, la polemica nasce proprio dalla critica ai funerali in diretta del campione di moto GP, rispetto al silenzio che avvolge un’altra morte, quella di un uomo che ha dato la sua vita per salvare quella di una donna, trasformandosi in cadavere tra le acque di una maledetta alluvione.
Ma perchè? Perchè alcuni di noi sentono questo dannato bisogno di sentenziare su tutto e tutti, si fanno il fegato amaro per il gusto della condanna, un gusto che diventa necessità per questi cuori freddi e intrisi di rabbia. Sono arrabbiati, ma non sanno neanche con chi, così colgono un qualsiasi pretesto per sfogare il raconcore che consuma le loro esistenze. Biasimare una folla commossa davanti alla morte improvvisa di un ragazzo di ventiquattro anni, ma che volete?
D’altronde non aveva salvato la vita di nessuno , non era un contadino, un operaio, correva in moto ed era . Non merita la commozione generale, non merita le lacrime di milioni di persone alle sue esequie, non glielo aveva fatto fare nessuno a salire su quella moto domenica 23 ottobre, diciamo pure che se l’è un po’ cercata. E’ un po’ la filosofia del “peggio per lui!”.
E vien da sè il paragone con la recente scomparsa di Sandro Usai, il quarantenne di Monterosso rimasto vittima dell’alluvione che ha colpito la Liguria questi giorni. Lui era un uomo umile, sconosciuto al grande schermo e la sua morte non ha avuto la risonanza che i nuovi moralisti da strapazzo che popolano i social network avrebbero voluto. Come se il rispetto per la scomparsa di qualcuno fosse dato dal numero di link condivisi su Facebook o di video pubblicati su .
Come se il silenzio, non fosse esso stesso, la più grande forma di rispetto nei confronti della scomparsa di qualcuno.
Si definiscono personaggi provocatori, voci fuori dal coro, fautori di pensieri scomodi, coraggiosi. Sì perchè di coraggio ce ne vuole davvero tanto per screditare la morte di una persona, nell’apparente tentativo di elogiarne un’altra, ma col fine ultimo di mettere in mostra sé stessi.
Ci vuole coraggio soprattutto per speculare sulle tragedie, sul dramma di chi ne è coinvolto, sul dolore di chi resta, quel dolore che è sempre lo stesso, che tu sia bello o brutto, dolce o arrogante, miliardario o .

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Abra Siva (collaboratore)

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2 Risposte

  1. Dexter scrive:

    E’ vero che ci sono molti moti per frane o inondazioni, come succede spesso in ogni parte del mondo, ma bisogna capire che Simoncelli è conosciuto, era di un grandissimo e raro talento, un simbolo di speranza nel futuro, un esempio positivo per i giovani grazie al suo modo di essere e comportarsi, un punto di riferimento. Faceva vivere grandi emozioni: gioia, rabbia, delusione ed infine tristezza. Questo non va sottovalutato, non è da tutti, ed avere esempi positivi da seguire è importante.
    Per onorare USAI non c’è bisogno di offendere gli altri, non c’è stato lo stesso clamore mediatico perché il volontario, morto per salvare gli altri, non era conosciuto, ed è difficile personificarsi con uno sconosciuto.

  2. Ric scrive:

    Non sono d’accordo.Nessuno(credo)può affermare che il dolore di una morte sia più o meno intenso di un’altra,o che una vita valga più o meno di quella di un’altra.Quello che trovo di cattivo gusto invece sono i falsi moralismi.Basterebbe dire che Simoncelli era un “uomo di business” e così anche la sua morte lo è stata.Poi c’è un’altra questione e cioè quella che la morte funga un pò da reset a tutto quello che uno ha fatto nella vita(questa è una questione marginale che credo comunque vada affrontata):faccio conto che Simoncelli non fosse morto.Simoncelli non ha mai vinto uan gara in moto GP e ha detta dei suoi colleghi(io non corro in pista e non lo conoscevo)era un pilota assai scorretto,”è gran bastardo” diceva con il sorriso sulle labbra il suo amico Valentino…Ora che Simoncelli avrebbe potuto diventare un campione…forse che era un da prendere come riferimento…Boh!Per me no.Poi come dicevo la morte resetta un pò tutto e tutti:rivaluta Craxi come statista e perfino Mussolini con un’ardita rivisitazione storica.Per concludere è chiaro che se la tv,i media in generale fanno vedere SOLO in funerale del pilota giovane,bello,dannato e maledetto viene di conseguenza che i gli stessi giovani si identifichino in lui.Poi se c’è gente come me che viene tacciata di moralismo da quattro soldi o protagonismo…io sono ben felice di esserlo ma soltanto per ricordare che in Italia come nel mondo muoiono e si sacrificano persone non solo per adempiere a contratti milionari per salire su una moto la domenica ma anche per salvare le vite di altre persone forse per qualche manciata di euro.

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