L’unità d’Italia è di destra o di sinistra?

L\'unità  d\'Italia è di destra o di sinistra? Una delle storture del nostro tempo è quella di farsi stuprare dal manicheismo imperante e incasellare tutto quello che ci circonda nei rigidi schemi ai quali ci ha abituato il gioco dei media e della politica. I ricordi tornano ai tempi in cui milionate di italiani affondavano il mento sotto il piumino delle notti invernale gustandosi una serata del Maurizio Costanzo Show con l’ex pornostar, l’ex miracolata e in generale il caso umano di turno. Delle volte il “Baffo senza collo” si avventurava anche in mitiche puntate dedicate all’uno contro tutti o ad un Vittorio Sgarbi imberbe che, lo si capiva sin dal primo minuto, era invitato per sbraitare e insultare chiunque gli capitasse a tiro. Ricordo con un misto di piacere e orrore mediatico che spesso, prendendo a pretesto l’uscita di un libro, che puntualmente l’allora marito in potenza di Maria De Filippi spiattellava sotto la telecamera a spalla del cameraman, si discuteva dell’argomento in esso trattato.
Una sera (e visto che l’idea piacque anche alcune sere successive) l’argomento fu: cosa è di e cosa è di ? (ricordiamo in questo caso anche la buon’anima di Giorgio Gaber).
La vasca da bagno è di destra mentre la doccia è di sinistra, il boxer è di destra mentre lo slip è di sinistra… e via di amenità discorrendo. Beh, quello che era allora un gioco che all’inizio divertente alla lunga si mostrava stucchevole, oggi è pane quotidiano tanto che ogni personaggio, notizia, avvenimento viene da molti prima analizzato per quello che può significare nel dupolio malato da Guelfi e Ghibellini che piace tanto agli italiani.
E così da un avvenimento gravissimo e drammatico a livello planetario come lo tsunami che ha devastato il Giappone con il codazzo di preoccupazioni per i danni alle centrali nucleari in Italia è nata una polemica molto accesa sul progetto del governo per investire sul nucleare.
Da una parte quelli del No al Nucleare che tentano di drammatizzare (come se il dramma reale non fosse abbastanza) a favore delle loro tesi e quelli del Si a tutti i costi che tentano di minimizzare quando prudenza vorrebbe sarebbe meglio astenersi dalle valutazioni fino ad avere dati più precisi e purificati dalla propaganda.
Il Nucleare è di destra o di sinistra? Il Nucleare è berlusconiano o antiberlusconiano?
Fate un esercizio interessante, a patto di non farlo spesso altrimenti finisce la magia del torpore mediatico quotidiano, e confrontate quello che si dice sulla notizia nelle testate giornalistiche tradizionalmente schierate e avrete subito la risposta alle domande assurde poste sopra.
Ora fate lo stesso con il caso della Libia di Gheddafi. Ora fate lo stesso con il caso dei nostri soldati in Afghanistan e lo stillicidio di attentati. Ora fate lo stesso con la riforma della giustizia e infine, in piedi e con la mano sul cuore fate ancora lo stesso per i festeggiamenti sull’Unità d’Italia.
L’Unità d’Italia piace a destra e a sinistra (e anche al terzo polo) qui il lavoro infatti si fa più difficile e richiede un pizzico di lettura in più per capire dove si nasconde la divisione.
Per una parte l’Unità d’Italia è da vivere come forte momento identitario e patriottico, con lo sguardo rivolto al tricolore che sventola, con il sottofondo della banda musicale, per l’altra parte l’Unità d’Italia è da vivere con il sentimento del riscatto da una situazione di crisi e, sotto sotto, dicendoci che tutto sommato siamo un grande popolo nonostante chi ci governa.
Entrambe posizioni legittime e se vogliamo ampiamente accettabili, ma pur sempre due posizioni molto distinte delle quali, con l’esercizio proposto, è molto visibile cogliere la distanza alla faccia dei pipponi sull’unità.
Sarebbe bello vivere invece questa Unità d’Italia con uno sguardo rivolto al più che al passato, con uno sguardo disincantato su questa nazione che più che un blocco monolitico è un enorme puzzle unito a fatica e che, per quanto ci si possa sforzare e pur incorniciandolo come un bel quadro e appendendolo alla parete, non si può fare a meno di notare ancora il contorno dei singoli pezzi.
Il futuro non sono e che tolgono dalla cassapanca il berretto e la camicia di o il cappello a visiera del Re o Muti che chiede finanziamenti a Tremonti o che canta con i bambini l’Inno Nazionale nei cortili del Quirinale, certo tutto fa brodo ed è importante, ma soprattutto pensare al bene dell’Italia è avere gli occhi per il domani, senza andare tanto lontano, lo stesso spirito che ha fatto grande il cui più grande merito non fu in battaglia ma nella capacità di pensare in grande e in avanti.

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symbel (redattore)

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